Trump in Italia ma incerto incontro dal Papa

Ancora nessuna richiesta alla Santa Sede per un colloquio con Francesco

Redazione ANSA

Ancora non si sa se, quando verra' in Italia a fine maggio per il G7 di Taormina, Donald Trump vedra' anche il Papa in Vaticano - finora nessuna richiesta e' giunta nelle sacre stanze - ma la Santa Sede continua a esprimere "preoccupazione" per le decisioni del presidente Usa, specie in materia di migranti, clima, spese per gli armamenti, tagli su aiuti allo sviluppo, aggiungendo ora la "speranza che possa ripensare le sue posizioni". Magari anche grazie "all'azione di lobby della Chiesa americana". Per il cardinale Peter Turkson, prefetto del dicastero per lo Sviluppo umano integrale, che oggi ha incontrato un gruppo di giornalisti, le scelte di Trump sono "una sfida, una cosa che preoccupa", ma "per fortuna anche negli Stati Uniti ci sono alcune voci che dissentono, voci contrarie, anche in disaccordo esplicito contro le sue posizioni. Il suo bando contro le immigrazioni e' stato bloccato da un avvocato nelle Hawaii". "Quindi - prosegue - ci sono individui, elementi nella societa' americana che non sono d'accordo, e anche se non si puo' dire che questo rispecchi la Chiesa cattolica, per noi e' un segno che mano a mano ci puo' essere un'altra voce, che possa uscire, che cominci a parlare un altro linguaggio. E si spera che, tramite i mezzi politici, mano a mano Trump stesso cominci un po' a ripensare alcune delle sue decisioni". Per Turkson, "li' ora si stanno realizzando promesse fatte in campagna elettorale. Ma spero che, entrando nel suo ufficio, il presidente possa capire che talvolta c'e' un po' di dissonanza fra la realta' delle cose e le espressioni della campagna. Ecco che forse ci sara' la tendenza a modificare un po' le posizioni". "Da parte della Chiesa, allora, siamo pieni di speranza che le cose cambieranno. La prima indicazione di questo fatto e' che diversi membri dell'episcopato americano si sono gia' espressi sugli argomenti e hanno preso posizioni diverse da quelle del presidente. E si spera che questo, mano a mano, possa avere qualche influenza sulla posizione del presidente", dice. Secondo Turkson, inoltre, "ci puo' essere un altro fattore". "Interessante e' che mentre Trump si muove in direzione opposta" in tema di misure sul clima, "abbiamo un'altra grande potenza nel mondo come la Cina che sta manifestando segni diversi, come se l'uscita dell'America crei un vuoto, uno spazio che la Cina riempie". Sottolinea che a Davos, all'annuale Economic Forum, "la Cina ha promesso 7 miliardi di dollari per appoggiare gli sforzi per controllare le temperature. Quindi mentre uno si ritira c'e' un altro che entra: questa e' una cosa abbastanza positiva e si spera che la Cina si interessi a tale questione non semplicemente perche' li' c'e' tanto smog, tanto inquinamento, ma perche' puo' forse provocare il ripensamento delle posizioni di altri Paesi, come in questo caso gli Stati Uniti". A proposito poi degli aiuti allo sviluppo, la Santa Sede e' "molto preoccupata" per il taglio in se', "ma soprattutto perche' il governo, il presidente, ha annunciato che gli armamenti devono essere rifinanziati: col nuovo budget si parla di sette miliardi per modernizzare gli armamenti, che devono venire da qualche altra parte, e quindi si taglia l'assistenza allo sviluppo". "Per il motivo di non so quale mutua distruzione - denuncia - si investe ancora nella produzione di armamenti, soprattutto nucleari". "Si spera anche in questo caso sulla Conferenza episcopale americana - conclude -, che ha una forte lobby e che e' solita intervenire con deputati e senatori per cercare di condividere con loro il punto di vista della Chiesa".

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