Con un passo in avanti, muoverne un milione a ritroso: è quello che accade entrando nella LEGO House di Billund, in Danimarca, dove si riscopre d'improvviso quella voglia di giocare che negli adulti è spesso compromessa, quando non persa. Abbiamo girovagato in ogni angolo di questo monumento all'incastro mobile inaugurato lo scorso settembre dopo tre anni di lavoro, sorto dove tutto ebbe inizio oltre un secolo fa: un paesino di seimila anime a tre ore da Copenaghen. Nello stasso paesino, cinquanta anni fa (l'anniversario cade in questi giorni) fu inaugurato il parco a tema del mattoncino: Legoland.
Già dall'esterno si capisce che l'esperienza sarà memorabile, tanta è la cura del dettaglio. L'edificio che ospita la Lego House è, neppure a dirlo, a forma di mattoncino. Le ampie terrazze sono squadrate, dei classici blu e giallo, di materiale elastico a prova di bambino. E in tanti si avventurano su per i gradoni in cerca di un'avventura al riparo dai pericoli. Sbirciamo dalle vetrate negli uffici di chi sta lavorando: le stanze sono rallegrate da vasi con fiori e animali d'ogni forma. Tutto costruito con i Lego, naturalmente.
La tecnologia ci accompagna fin dall'ingresso: al polso abbiamo un braccialetto contactless che ci identifica, apre i tornelli e consente l'accesso alle attrazioni. HI FRANCESCO. Si parte.
Qui, ogni cosa è componibile: dal palazzo appositamente studiato al tour 'a blocchi'; dal pasto, che si ordina incastrando fra loro pezzi di differente forma e colore, alle migliaia di mattoncini sparsi ovunque e liberamente utilizzabili. Perfino le targhette identificative sulle t-shirt dei tanti addetti all'accoglienza, che invitano il visitatore a toccare e provare tutto.
L'ingresso, illuminato da una luce naturale che penetra dalle ampie vetrate, è dominato da un albero. Costruito con i LEGO, naturalmente, è l'Albero della Creatività. Alto circa 15 metri, come un albero vero, ha il tronco possente, la corteccia di marrone screziato è intagliata , le foglie ampie e multicolore sono superfici piane che accolgono mille modellini. Sparsi tutto intorno, centinaia, migliaia di mattoncini di un verde brillante: sono le foglie. Per costruir l'intera struttura sono stati utilizzati oltre 6 milioni 300 mila pezzi, assemblati con pazienza (tanta!) in più di 24mila ore di lavoro.
Quasi ipnotizzati, percorriamo la strada che ci conduce fin su, al primo piano, dove l'albero si vede in tutta la sua maestosità e complessità. Non facciamo a tempo a girare gli occhi, che ci troviamo davanti a tre possenti dinosauri a grandezza naturale. Mimano un ghigno feroce, ma prolungano il sorriso dello stupore e dell'ammirazione che ancora non aveva fato a tempo a chiudersi per la precedente attrazione.
Quel sorriso, capiamo, ci accompagnerà per tutta la giornata. Ci è chiaro quando, nella sala attigua, ci imbattiamo nella cascata di mattoncini: si tuffa bianca dall'alto fin dentro una vasca dove gli schizzi sono riprodotti da mattoncini d'ogni colore, dando l'effetto dell'iride che si scompone tra le goccioline d'acqua in sospensione.
Dopo aver soddisfatto lo sguardo, è ora di iniziare a giocare davvero: le braccia affondano in vasconi di pezzetti o tutti gialli, o tutti blu, o delle mille tonalità insieme, che si possono liberamente assemblare per dar forma alla fantasia che ha preso il sopravvento. L'alternanza tra le vere e proprie opere esposte - come l'immaginifica città costruita da un insieme di edifici del passato, palazzi del presente e case del futuro - e la possibilità di toccare, giocare, riprodurre liberamente regala al visitatore una rara sensazione di appartenenza, di protagonismo. E così è possibile riprodurre pesci che 'prendono vita' e nuotano davvero, macchinine da testare su una pista, piccole navi con cui darsi battaglia...
Chi con i Lego ha giocato davvero, gusta ancora una volta una antica Madeleine avventurandosi nei sotterranei della House. Qui, come in un museo, sono esposte sotto vetro come opere rare le scatole originali e i modelli di tutta la gamma componibile: dalle prime auto con le ruote sterzanti, all'innovativa - per i tempi - serie Spazio che ha segnato un'epoca, fino alla complessa Technic dedicata ai veri esperti. L'ultima nata della serie, la Bugatti Chiron, è composta di 3.599 pezzi e riproduce fedelmente anche i postoni mobili del possente W16 da 1.500 cavalli, tanto per dare un'idea.
Alla Lego sanno farti sentire unico, ed è per questo che durante il tour ti dedicano una costruzione personalizzata composta da sei mattoncini 6x2. Nel ricordarti che quei pezzi si possono comporre in oltre 915milioni di modi, un computer, al semplice sfioro del bracciale, trova la costruzione che rappresenta il visitatore in maniera univoca e la stampano su una card. Intanto, lenta e inesorabile, la macchina vicino ai tornelli dell'uscita fonde, stampa, e imbusta mattoncini protetta da una teca di vetro.
Prima di terminare il tour, facciamo anche l'esperienza di un pasto componibile: qui non si ordina a un cameriere in carne ed ossa, ma - manco a dirlo - di LEGO. La tavola, qui, è apparecchiata con forchetta, coltello, tovagliolo e mattoncini. A seconda di come vengono composti, indicano un menù differente. Inserendo poi la costruzione nell'apposito lettore presente su ogni tavolo, l'ordine viene visualizzato e inviato alle cucine. Dopo la preparazione, una scatola a incastro contenente le pietanze richieste giunge a un lunghissimo nastro trasportatore che arriva ai due LEGO-maitre che, battendosi il cinque a modo loro, la consegnano agli stupiti avventori.
La visita, ora, è davvero terminata. Uscendo dalla Lego House si torna alla vita di ogni giorno. Ma l'impressione che qualcosa dentro abbia ripreso a germogliare ci accompagna...