ROMA - "Nel 2023 lungo la rotta del Mediterraneo centrale si sono già registrati 17 morti. Dal 2014, le vittime sono oltre 20mila. Salvare vite umane in Libia rimane la priorità". Lo ha detto Laurence Hart, direttore dell'Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo a Roma dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in audizione alle commissioni riunite Affari costituzionali e Trasporti della Camera, che stanno esaminando il decreto legge sulla stretta alle navi delle ong . Hart ha sottolineato poi l'importanza di "identificare le persone vulnerabili e proteggerle. Il porto sicuro va valutato a seconda della casistica dei vulnerabili a bordo: se ci sono sofferenze allontanare il porto di sbarco è un problema non trascurabile".
L'esponente dell'Oim ha inoltre ribadito che "la Libia non è un porto sicuro ed il numero delle persone riportate a terra dalla guardia costiera libica non collima con quello delle presenze nei centri di detenzione e questo apre a speculazioni.
Queste persone possono essere vendute per lavoro temporaneo o addirittura soggette a richieste di riscatto da parte della famiglia per essere liberate".
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