Toscana

Studio, poca qualità personale inviato in missioni pace Ue

Ricerca Scuola superiore Pisa presentata a Parlamento europeo

Redazione Ansa

(ANSA) - BRUXELLES, 26 GEN - Migliorare la qualità del personale, incentivare e premiare chi va in missione, potenziare il legame fra formazione e reclutamento, avere contratti uniformi per il personale dispiegato, e aumentare la comunicazione fra istituzioni sui procedimenti giudiziari contro chi commette reati mentre è in missione. Secondo uno studio elaborato da un team di ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, sono questi i punti principali sui quali Stati membri e Ue devono lavorare per migliorare la qualità delle missioni svolte nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc). La ricerca, coordinata dal professor Andrea de Guttry, è stata presentata a Bruxelles durante un workshop organizzato dalla sottocommissione Sicurezza e difesa del Parlamento europeo. "Esiste un problema di comunicazione fra l'Ue e gli Stati membri su come vengono perseguiti i reati commessi durante le missioni", ma anche "una problematica relativa al reperimento delle prove dei reati stessi, spesso commessi in zone difficili del mondo", afferma il professor Alberto Di Martino, membro del team di ricerca.
    Attualmente le missioni Ue sono 16 e coinvolgono circa 7mila persone: 10 sono le missioni civili (2.500 persone), 6 quelle militari (4.500). "Nonostante alcuni progressi" fatti, "le procedure per la selezione e il dispiegamento del personale restano lente e complicate" spiega la dottoressa Annalisa Creta del Sant'Anna. In questo senso, per l'Italia "è molto importante" l'entrata in vigore il 31 dicembre 2016 delle disposizioni sulla partecipazione alle missioni internazionali, "perché permette di guardare più al lungo periodo". Dal 2003 al 2015, il nostro Paese ha inviato circa mille persone in missioni Psdc fra civili e militari, e ha attualmente 50 civili dispiegati sul campo. (ANSA).
   

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