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Successi, cadute e insulti: 15 anni da Fantantonio

Genio e sregolatezza, Capello definì 'cassanate' follie giocatore

Redazione Ansa

Bari, Roma, Real Madrid, Sampdoria, Milan, Inter. Chi ha visto giocare Antonio Cassano non può non ricordare la facilità di Fantantonio nel gestire la palla. Ma non può dimenticare nemmeno le 'cassanate' che ne hanno provocato bruschi stop in carriera e negato la Nazionale per molto tempo. 376 presenze in serie A, 111 gol e che gol.

Ma tutto questo è punteggiato da mille e una intemperanza che ne hanno fatto la summa del genio e della sregolatezza. Per gradi: il termine cassanata lo ha inventato Fabio Capello, quando Fantantonio giocava nella Roma. Il tecnico ha perso più di una volta la pazienza, ma soprattutto quando - a Udine - Cassano se la prese con l'arbitro insultandolo platealmente. Fece anche peggio in Roma-Milan, finale di Coppa Italia: all'arbitro che l'ammoniva Cassano mostrò le corna. Capello se lo ritrovò anche al Real Madrid, e fu un'avventura breve anche perché Cassano si fece pescare mentre faceva un'imitazione del tecnico. Ma è nella Sampdoria che Cassano ha dato il meglio e il peggio di sé: il 2 marzo 2008, contro il Torino, Cassano perse la testa quando venne espulso per proteste dall'arbitro Pierpaoli.

E Cassano fece come Mancini: si tolse la maglietta. Cosa che a Mancini si può perdonare ma a Cassano evidentemente no. Ma questo non bastava così Fantantonio si mise a minacciare il direttore di gara e lo aspettò fuori dal tunnel degli spogliatoi. Cinque giornate di squalifica e multa salatissima. Poi tutto tranquillo, fino ai gravissimi insulti rivolti a Riccardo Garrone che gli costarono la sospensione e l'addio a Genova. Con l'arrivo all'Inter non si placa la vis polemica del barese: se la prende con Galliani, poi con l'allora allenatore della Juventus Antonio Conte e poi anche con Stramaccioni con il quale, si dice, sia volato anche qualche scapaccione. Cassano è cambiato? si, no, forse. Ma siccome è meglio aver paura che prendere le sberle, la Samp si è tutelata con una bella scrittura privata: se Cassano tornerà a far casino, il club lo manderà via. Lui ha accettato: perché al cuor non si comanda, ma alla zucca evidentemente si deve.

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