Calcio

I pm di Milano: 'Dubbi sul prezzo di vendita del Milan'

Focus sul fondo usato per l'acquisto. RedBird: 'Siamo noi i proprietari' 

Ivan Gazidis e Giorgio Furlani

Redazione Ansa

Ci sono dubbi anche sul prezzo di vendita del Milan nell'indagine della Procura di Milano con al centro l'operazione di compravendita della società che, si ipotizza, non sia effettivamente avvenuta. Per questo l'amministratore delegato del club Giorgio Furlani, il suo predecessore Ivan Gazidis e altre due persone rispondono di ostacolo all'attività di vigilanza della Figc, a cui sarebbero state trasmesse informazioni non corrette sulla reale proprietà. All'indomani delle perquisizioni e dei sequestri di apparati informatici e telefonici, sui quali rintracciare - tramite una quarantina di parole chiave - mail, chat e documenti per dare riscontro al sospetto che "la titolarità delle azioni" sia ancora in capo ad Elliott, spuntano altri temi di inchiesta. Innanzitutto si intende scavare, oltre che sull'ipotesi emersa dalle carte raccolte nei mesi scorsi dai pm Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi relativa all'effettiva proprietà, su quali siano i reali motivi dell'operazione, ossia se ci sia dietro qualcos'altro. E poi anche se sia stata congrua la cifra ufficiale di acquisto: un miliardo e 200 milioni di euro, importo che negli ambienti calcistici da tempo viene considerato troppo alto. La ricostruzione degli inquirenti milanesi, dopo Elliott e il club rossonero (estraneo ai fatti contestati), viene smentita anche da RedBird che con i suoi sottoscrittori possiede "il 99,93% di AC Milan - fa sapere un portavoce - il restante 0,07 è in mano a singoli azionisti italiani tifosi di lunga data del Club".

Inoltre, "l'idea che" il fondo guidato da Paul Singer "non possieda e non controlli" la società "è assolutamente falsa ed è contraddetta da tutte le prove e i fatti, compresi quelli che presumibilmente sono alla base dell'indagine". Indagine che ora andrà avanti con la copia forense del contenuto dei supporti informatici e telefonici e con l'analisi della mole di documentazione che si presume verrà estrapolata, mentre alcuni atti, nel rispetto del segreto investigativo, verranno inviati alla Federcalcio per le sue determinazioni sul fronte della giustizia sportiva. Secondo la magistratura, la Figc non avrebbe ricevuto una "esaustiva e trasparente comunicazione " o ne avrebbe ricevuta una con la "omissione di circostanze rilevanti circa l'effettiva proprietà" del Milan. Tesi questa che si basa su una serie di presunte "anomalie" venute a galla in questi mesi e che sono state messe in fila dai militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza in una informativa dello scorso primo febbraio. 

 

Tra queste le "rilevanti discrepanze" tra quanto comunicato dal fondo di Gerry Cardinale alla Sec, la commissione di vigilanza sui mercati statunitense, e quanto riferito, invece, "al consiglio di amministrazione" del club "in merito alla provenienza dei fondi utilizzati per finalizzare l'acquisto". In particolare, stando agli atti di indagine, al cda del Milan, l'11 giugno 2022, ossia prima del closing, sarebbe stato comunicato che a versare 400 milioni di euro, ovvero una parte del miliardo e 200 milioni, sarebbe stato il fondo "Rb Fund Iv Fc Aiv Cv" che non compare, invece, negli atti inviati da RedBird alla Sec. Dal "form adv" aggiornato al 31 marzo 2023 depositato alla Sec, infatti, si legge nel decreto di perquisizione, risulta che quel fondo indicato per l'acquisto non "è gestito da RedBird". Elemento che, assieme ad altri, ha fatto sospettare che "la maggior parte del capitale utilizzato per la compravendita" sia "proveniente da un veicolo societario non riferibile" alla società di Cardinale. Secondo i pubblici ministeri Elliott controllerebbe ancora il Milan anche grazie a quel "prestito del venditore" concesso a RedBird per 560 milioni di euro, parte degli 1,2 miliardi del prezzo d'acquisto. Finanziamento che inciderebbe, con un ruolo attivo sempre di Elliott, stando alle carte, anche su una "prospettata prossima cessione di parte delle azioni" del club a investitori arabi e che il fondo di Cardinale smentisce.

   

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