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Doping in Russia, Federatletica russa ammette alcune accuse

Putin ordina inchiesta, 'collaborazione con Wada'

Redazione Ansa

La Federazione di atletica leggera russa ammette alcune delle accuse contestate dalla commissione dell'agenzia mondiale anti doping (Wada). "Noi siamo d'accordo con alcune accuse nei nostri confronti, su altre no e qualcosa non e' piu' attuale perche' e' gia' stato corretto da tempo", ha dichiarato il presidente ad interim Vadim Zelicenok.

E il leader del Cremlino Vladimir Putin ha ordinato una indagine sulle accuse di doping di stato nell'atletica russa da parte di una commissione della Wada - l'agenzia mondiale anti doping - che potrebbero costarle la sospensione temporanea dalle competizioni internazionali, a partire dalle prossime Olimpiadi di Rio. Nello stesso tempo Putin ha insistito che qualsiasi punizione dovrebbe essere individuale e non collettiva.

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Malagò, "se Russia collabora, non necessario bando" - Escludere gli atleti russi dalle competizioni internazionali? "Ho letto dichiarazioni da parte della Wada e di una parte di rappresentanti del Cio, che questa è un'ipotesi. Ma mi sembra che ci sono anche delle aperture" così il presidente del Coni Giovanni Malagò, secondo il quale "se da parte russa c'è la disponibilità a collaborare potrebbe esserci una soluzione che ne impedisca una così drastica". Sullo scandalo del doping di stato che ha investito il mondo dell'atletica russa, Malagò afferma che "sta emergendo un quadro estremamente allarmante. Detto questo bisogna vedere attentamente le carte". "La Iaaf ha all'ordine del giorno questa difficilissima soluzione che in qualche modo coinvolge anche il mondo dello sport - aggiunge - anche e soprattutto dal punto di vista di politica sportiva. Vediamo le reazioni. Si legge che possono essere coinvolte sia altre federazioni, che altre nazioni. Più che mai si deve ridare massima credibilità a un ambiente, l'atletica leggera, che mi sembra molto compromesso".

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Le reazioni russe a quello che la stampa sportiva nazionale ha battezzato come il "lunedi' nero" spaziano dalla tesi di un oltraggioso complotto a posizioni piu' concilianti. Per Dmitri Peskov, portavoce di Putin, "finche' non saranno fornite le prove, e' difficile accettare le accuse. Esse sono senza fondamento". E se Valentin Balakhniciov, per oltre 20 anni presidente della federatletica russa, ha annunciato l'intenzione di ricorrere al Tribunale sportivo di arbitrato a Losanna per difendere i "miei interessi personali e quelli del Paese", il suo successore, Vadim Zelicionok ha ammesso che il doping e' stato un problema in passato ma ha assicurato che "ora non c'e' corruzione, posso giurare sulla Bibbia". Ed ha evocato un non meglio precisato "elemento di carattere premeditato" nel rapporto Wada, auspicando che la Iaaf "mostri prudenza" e consenta agli atleti russi di partecipare a Rio 2016. Nikita Kamaev, direttore esecutivo dell'agenzia federale russa anti doping (Rusada), che resta operativa, ha garantito che la struttura "rispetta i requisiti della Wada al momento" e rispondera' dettagliatamente alle questioni sollevate dal rapporto, ma ha definito le infiltrazioni degli 007 come frutto di una "immaginazione accesa" e piu' adatta ad un film di spionaggio. Il piu' conciliante di tutti, pero', e' stato il ministro dello sport russo, Vitaly Mutko. Ieri sera aveva diffuso un comunicato nel quale assicurava la disponibilita' a cooperare piu' strettamente con la Wada e il "pieno impegno del Paese e combattere il doping nello sport". Stasera, dopo essersi sentito con i presidenti della Wada e della Iaaf, ha detto di non vedere "ostacoli insormontabili per risolvere la situazione". "Non posso neppure immaginare una Olimpiade senza la Russia", ha sottolineato.

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Ma il Cio avvisa: "vista la politica di tolleranza zero nei confronti del doping, prenderemo tutte le misure e le sanzioni necessarie per quanto riguarda l'eventuale ritiro e riassegnazione delle medaglie, nonché l'esclusione dai futuri Giochi". "I risultati dei test antidoping di Sochi, dove la Russia arrivo' prima, "sono credibili" ma "saranno ritestati", aggiunge il Cio. Lo scandalo doping ha tenuto banco oggi a Francoforte anche alla riunione del consiglio europeo delle federazioni di atletica leggera e di nove membri ed ex membri del consiglio Iaaf: "e' un momento buio e triste per l'atletica", hanno concordato i partecipanti, auspicando riforme della governance della Iaaf e dei sistemi anti doping nazionali, nonché esprimendo all'unanimita' "pieno sostegno" e "piena fiducia" al presidente della Iaaf Sebastian Coe.

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Federatletica russa: "Wada non ha mostrato prove"  - L'agenzia antidoping mondiale (Wada) non ha mai contattato la nuova amministrazione della Federazione russa di atletica (Araf) mentre stava indagando sul presunto abuso di sostanze dopanti da parte di atleti russi. Lo ha spiegato alla Tass il presidente ad interim dell'Araf, Vadim Zelicionok. "La Wada non ha mai lavorato con la nuova dirigenza dell'Araf - ha spiegato - e la federazione non ha mai ricevuto alcun documento che provi la sistematica distribuzione di sostanze dopanti nell’atletica nazionale”. "Hanno una motivazione assolutamente politica, come le sanzioni contro la Russia": cosi' Vladimir Uiva, capo dell'Agenzia federale medico-biologica russa, ha commentato le conclusioni del rapporto Wada che ha chiesto alla IAAF di sospendere gli atleti russi dalle gare di atletica. ''Non c'e' alcun motivo di privare i nostri atleti delle medaglie, anche olimpiche, o di squalificarli, e nemmeno gli allenatori'': lo ha detto Vladimir Uiva, capo dell'agenzia federale medico-biologica russa, commentando le conclusioni del rapporto della Wada.

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