Medio Oriente

Via dalla Siria con la speranza di tornare

I piccoli profughi vivono nella paura ma continuano a sognare

Redazione Ansa

(di Eloisa Gallinaro)

 "Qualsiasi rumore sentono, hanno paura. Se qualcuno bussa alla porta, se qualcuno chiama, hanno paura. Sono terrorizzati anche per il minimo suono...eravamo in casa quando la bomba è caduta...e la guerra è ancora nella loro testa". I bambini di Hasnaa sono fuggiti dalla Siria in Egitto con mamma e papà, e ora sono al Cairo. Ma i piccoli profughi non riescono a fare una vita normale e Hasnaa, trent'anni, racconta a Plan International (www.plan-international.it), l'Organizzazione per i diritti dei bambini che li assiste, che i piccoli le chiedono in continuazione se in Egitto ci sono bombe. "No, non ci sono", rassicura Hasnaa. Ma quando domandano: "Perché i bambini in Europa hanno tutto e noi non abbiamo niente?", allora la risposta non c'è.
 

Casa, scuola, giochi, amici, famiglie: termini usuali per chi non conosce la guerra ma trasformati in ricordi e sogni per chi dalla guerra è scappato. Parole che si rincorrono nei discorsi di tutti i profughi che hanno lasciato la Siria, dove il conflitto non ha lasciato scampo davvero a nessuno.

"Quando mi alzo bevo latte, si mangia e si vede la Tv, compriamo anche dei dolci", dice Laial, profuga siriana di nove anni, da tre ad Alessandria d'Egitto. Ma prima era un'altra cosa. "Avevamo giocattoli, casa... andavamo fuori a giocare sull'altalena e sugli scivoli. Poi è caduta una bomba e siamo scappati". E' piccola, ma non si perde d'animo: "Quando sarò grande spero di diventare un ingegnere".

Abeer, invece, vuole essere farmacista e avere una farmacia tutta sua. Per ora, a 15 anni, deve recuperare gli anni perduti a causa della guerra e frequenta le classi di recupero organizzate per i profughi, al Cairo, da Plan International. "Ho perso tutto in Siria. La mia famiglia, mia nonna, mia zia, i miei amici e tutti i parenti. Ho perso la mia casa. Non dimenticherò il giorno in cui ho lasciato la Siria. Vorrei poterci tornare".

"Mi chiamo Beyaan, ho 17 anni e sono in Egitto da più di un anno", racconta un'altra profuga, anche lei impegnata a recuperare gli anni di scuola persi in Siria. "Nonostante le distruzioni e il fatto che la situazione era disastrosa, mi manca vivere lì" dice. "Essere una ragazza e vivere qui vuol dire avere paura di uscire ed essere sottoposta a molestie o rapine". "Per distrarmi scrivo poesie, ma sogno di diventare una dentista e di essere un esempio perché il mio Paese sia orgoglioso di me". 

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