(di Daniela Giammusso) (ANSA) - ROMA, 29 SET - ANDREA
ANTONELLO, 'LE PAROLE CHE NON RIESCO A DIRE' (MONDADORI, Pag.
64, Euro 9,90)
''Rivoluzione di emozioni sono io''. Con quei riccioli
arruffati, l'abitudine di dire ''bella, bello'' o di toccare la
pancia a chi incontra, così si presenta Andrea Antonello. Ha 23
anni, il diploma di maturità, ama la corsa e soprattutto con
quell'altro ''ragazzo'' di suo papà Franco è riuscito a fare
parlare di autismo in modo diverso, senza più paure. E ora firma
anche un libro tutto suo: ''Le parole che non riesco a dire''.
Perché Andrea, bello come si è alla sua età, è anche uno dei
350-500 mila ragazzi in Italia affetti da autismo. Diagnosi che
solo nel nostro paese riguarda un bambino su 100 (negli USA 1 su
88) con una frequenza quattro volte più alta fra i maschi.
I l suo leggendario viaggio in moto con papà attraverso gli
Stati Uniti è già diventato un libro (''Se ti abbraccio non
avere paura'', di Ervas - ed. Marcos Y Marcos) che potrebbe
presto approdare al cinema con la regia di Gabriele Salvatores.
E con papà c'è anche la Fondazione i Bambini delle Fate e il
racconto della loro famiglia in ''Sono graditi visi sorridenti''
per Feltrinelli.
Questa volta, però, è Andrea, da solo, a raccontare, di se',
dei ''frullati di felicità tristezza paura rabbia'' che sente in
testa. Di quanto ''sono dure le emozioni mie da ordinare e da
capire''. Questa volta è proprio lui ad aprire quella porta solo
apparentemente serrata e a raccontare cosa vuol dire essere un
ragazzo autistico.
Un tema, e una malattia, che finalmente sembra non essere più
un tabù se ''Le parole che non riesco a dire'', coloratissimo
volume illustrato da Carla Manea, arriva in libreria proprio
mentre si discute anche in Italia del controverso ''Vaxxed'', la
pellicola di Andrew Wakefield, proposta e poi rimossa dal
Tribeca Film Festival, che indaga il legame tra il vaccino
trivalente MPR e l'autismo (dal 18 ottobre il tour nelle sale
italiane per Wanted Cinema con Wakefield stesso).
Al centro del racconto di Andrea, dedicato ai bambini e ai
loro genitori e insegnanti, non c'è però la 'malattia', ma il
mondo, quello 'dentro' e quello 'fuori', e la sincerità di cosa
significhi essere ''speciali difficili divertenti'' e sentirsi
''opera diversa''.
Di volta in volta, gli è stato chiesto di scrivere le proprie
emozioni a partire da una parola. Ha impiegato quasi sei mesi
(da quando aveva 7 anni scrive su computer grazie alla tecnica
di comunicazione facilitata), ma alla fine eccole lì ''le parole
che non riesco a dire'', corredate di un breve testo di commento
e consigli utili.
Consapevole del proprio autismo, Andrea parla dell'Amore (''io
sono innamorato della mia storia. Utile è la mia vita''), della
rabbia (''può scoppiare come una bomba'') e della Tristezza
(''senza momenti di tristezza non conosciamo la felicità'');
dell'Amicizia (''sete di vera amicizia fame di compagnia. Noi
ragazzi senza parole soffriamo''), del Lavoro (''bambini che
aiutate in casa siete belli'') e dei Bulli (''atroci gesti
compie chi distrugge deboli come noi''). Soprattutto, con quel
suo personalissimo stile, senza filtri e ricco di speranza,
Andrea apre uno scrigno a molti imperscrutabile, ma non per
questo vuoto. Anzi, ricco e vivace, che vorrebbe solo uscire
fuori. ''Essere autistici - scrive - è vivere sulle punte
insicuri in ogni momento. Testa nostra è motore che mai si
ferma. Confusione di idee che con fatica trovano ordine''. Ma
''non è scelta nostra - aggiunge più avanti - Noi siamo speciali
difficili divertenti. Scoprirci belli ridere con noi è
possibile. Leggete e saremo più vicini''. (ANSA).
Parole difficili, l'autismo da 'dentro'
Andrea Antonello racconta il suo mondo a grandi e piccini