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Parole difficili, l'autismo da 'dentro'

Parole difficili, l'autismo da 'dentro'

Andrea Antonello racconta il suo mondo a grandi e piccini

ROMA, 29 settembre 2016, 14:39

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Daniela Giammusso) ANDREA ANTONELLO, 'LE PAROLE CHE NON RIESCO A DIRE' (MONDADORI, Pag.
    64, Euro 9,90) ''Rivoluzione di emozioni sono io''. Con quei riccioli arruffati, l'abitudine di dire ''bella, bello'' o di toccare la pancia a chi incontra, così si presenta Andrea Antonello. Ha 23 anni, il diploma di maturità, ama la corsa e soprattutto con quell'altro ''ragazzo'' di suo papà Franco è riuscito a fare parlare di autismo in modo diverso, senza più paure. E ora firma anche un libro tutto suo: ''Le parole che non riesco a dire''. Perché Andrea, bello come si è alla sua età, è anche uno dei 350-500 mila ragazzi in Italia affetti da autismo. Diagnosi che solo nel nostro paese riguarda un bambino su 100 (negli USA 1 su 88) con una frequenza quattro volte più alta fra i maschi.
    I l suo leggendario viaggio in moto con papà attraverso gli Stati Uniti è già diventato un libro (''Se ti abbraccio non avere paura'', di Ervas - ed. Marcos Y Marcos) che potrebbe presto approdare al cinema con la regia di Gabriele Salvatores.
    E con papà c'è anche la Fondazione i Bambini delle Fate e il racconto della loro famiglia in ''Sono graditi visi sorridenti'' per Feltrinelli.
    Questa volta, però, è Andrea, da solo, a raccontare, di se', dei ''frullati di felicità tristezza paura rabbia'' che sente in testa. Di quanto ''sono dure le emozioni mie da ordinare e da capire''. Questa volta è proprio lui ad aprire quella porta solo apparentemente serrata e a raccontare cosa vuol dire essere un ragazzo autistico.
    Un tema, e una malattia, che finalmente sembra non essere più un tabù se ''Le parole che non riesco a dire'', coloratissimo volume illustrato da Carla Manea, arriva in libreria proprio mentre si discute anche in Italia del controverso ''Vaxxed'', la pellicola di Andrew Wakefield, proposta e poi rimossa dal Tribeca Film Festival, che indaga il legame tra il vaccino trivalente MPR e l'autismo (dal 18 ottobre il tour nelle sale italiane per Wanted Cinema con Wakefield stesso).
    Al centro del racconto di Andrea, dedicato ai bambini e ai loro genitori e insegnanti, non c'è però la 'malattia', ma il mondo, quello 'dentro' e quello 'fuori', e la sincerità di cosa significhi essere ''speciali difficili divertenti'' e sentirsi ''opera diversa''.
    Di volta in volta, gli è stato chiesto di scrivere le proprie emozioni a partire da una parola. Ha impiegato quasi sei mesi (da quando aveva 7 anni scrive su computer grazie alla tecnica di comunicazione facilitata), ma alla fine eccole lì ''le parole che non riesco a dire'', corredate di un breve testo di commento e consigli utili.
    Consapevole del proprio autismo, Andrea parla dell'Amore (''io sono innamorato della mia storia. Utile è la mia vita''), della rabbia (''può scoppiare come una bomba'') e della Tristezza (''senza momenti di tristezza non conosciamo la felicità''); dell'Amicizia (''sete di vera amicizia fame di compagnia. Noi ragazzi senza parole soffriamo''), del Lavoro (''bambini che aiutate in casa siete belli'') e dei Bulli (''atroci gesti compie chi distrugge deboli come noi''). Soprattutto, con quel suo personalissimo stile, senza filtri e ricco di speranza, Andrea apre uno scrigno a molti imperscrutabile, ma non per questo vuoto. Anzi, ricco e vivace, che vorrebbe solo uscire fuori. ''Essere autistici - scrive - è vivere sulle punte insicuri in ogni momento. Testa nostra è motore che mai si ferma. Confusione di idee che con fatica trovano ordine''. Ma ''non è scelta nostra - aggiunge più avanti - Noi siamo speciali difficili divertenti. Scoprirci belli ridere con noi è possibile. Leggete e saremo più vicini''.
   

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