Cultura

Chalandon rompiamo muro tra pace-guerra

A reporter-scrittore franco-tunisino Premio Terzani 13/5 a Udine

Redazione Ansa

(ANSA) - La guerra, quello che strappa agli uomini, a chi la vive e a chi la vede. Sorj Chalandon, giornalista e scrittore francese di origine tunisina, ci fa sentire il suo impatto nel romanzo 'La quarta parete' pubblicato da Keller nella traduzione di Silvia Turato, con cui ha vinto il Premio Internazionale Tiziano Terzani che riceve il 13 maggio al festival vicino/lontano, a Udine.
    Per raccontare quello che conosce bene, Chalandon, che ha vissuto i conflitti più caldi di questi ultimi anni in Iraq, Iran, Somalia, Afghanistan, Beirut ed è stato testimone dell'eccidio di Sabra e Chatila, ha scelto però la voce di un regista teatrale, Georges, che va in Libano per portare in scena l'Antigone di Jean Anouilh come voleva il suo amico Samuel, ebreo di Salonicco che sta morendo. Ma qualcosa del giornalista, che ora lavora per il giornale satirico 'Le canard enchainé' dopo essere stato, fino al 2007, corrispondente e reporter per Liberation, si ritrova in Georges al quale è come se avesse affidato il suo dolore e la sua rabbia. "Non volevo come voce narrante né un giornalista né un uomo abituato alla guerra. Ho scelto un artista, che chiede agli altri di interpretare un ruolo che non è il loro. Di abbandonare la loro religione, fazione, identità, e così, di camminare verso la pace" dice all'ANSA Chalandon che per poter ricostruire una famiglia e ritornare alla pace, ha promesso alla moglie e alle figlie "di non partire mai più per la guerra. E fino ad oggi, sono stato di parola" dice.
    "In realtà, a Georges ho fatto - racconta - un regalo avvelenato: proseguire nel cammino verso la morte là dove io mi ero fermato. Dopo 34 anni in veste di giornalista e inviato del quotidiano Libération, un giorno ho deciso di abbandonare i reportage dalle zone di guerra, perché per colpa della guerra non riuscivo più a tornare alla pace". Nel romanzo ambientato all'inizio degli anni Ottanta, nel Libano della guerra civile, "mando Georges ancora più in là rispetto a dove ho rinunciato ad andare. Uccidendolo, uccido anche la mia parte di tenebre e un po' del mostro che la guerra aveva introdotto nel mio corpo, una sorta di veleno" spiega Chalandon, nato a Tunisi nel 1952.
    'La quarta parete', con cui in Francia ha vinto il Prix Goncourt des Lycéens, ha un valore simbolico: " in teatro - spiega - è il muro invisibile che separa pubblico e attori, per permettere a questi ultimi di dimenticare di essere sulla scena.
    Nel libro, rappresenta anche il muro che separa la pace dalla guerra, la vita dalla morte. Ed io obbligo Georges a romperlo".
    Scritto in Francia, durante l'occupazione nazista, l'Antigone di Anouilh è un "dramma sprovvisto di Dio. Lo scrittore vedeva Antigone come una resistente. La censura nazista ha letto invece la resistenza nella figura di Creonte, che non si piega. Questo testo teatrale è un equivoco che avrebbe potuto permettere a tutti i combattenti libanesi di accettare di rappresentare questo dramma per ragioni diverse" dice lo scrittore che vive a Parigi e ha tre figlie. Della vittoria alle elezioni presidenziali francesi di Emmanuel Macron afferma: "è la sconfitta di Le Pen. Era l'obiettivo cui arrivare". Sul terrorismo e quello che dobbiamo aspettarci non fa previsioni: "non immagino niente. Io subisco, imparo, dubito, lotto. E non mi piacciono i giornalisti che si prendono per oracoli". Mentre fenomeno dei migranti dice senza mezzi termini che "l'Occidente ha incoraggiato alcune popolazioni a fare la guerra e di ciò paga oggi il prezzo".
    Particolarmente felice del Premio Terzani, Chalandon racconta che il ricordo di Tiziano lo riporta "all'umiltà più assoluta. É tra quelli che hanno fatto nascere la voglia, nel ragazzino che ero, di diventare giornalista. Ed è motivo di grande onore essere premiato per un romanzo. Perché la giuria ha visto, in questa opera di finzione, tutta la realtà che contiene". Angela Terzani, presidente della giuria composta da Giulio Anselmi, Enza Campino, Toni Capuozzo, Tommaso Cerno, Marco Del Corona, Andrea Filippi, Àlen Loreti, Milena Gabanelli, Ettore Mo, Carla Nicolini, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham e Marino Sinibaldi, sottolinea nel commento alle motivazioni al premio come 'La quarta parete' non sia "un libro di attualità ma un romanzo che condensa lo scontro eterno tra la barbarie della guerra e l'umanità più profonda".

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