Cronaca

Giornata mondiale contro l'omofobia. Ue: 'Stati obbligati proteggere Lgbti'

Ferma da tempo in Parlamento la proposta di legge per contrastare questo fenomeno

Il gay pride di Milano del 25 giugno 2016

Redazione Ansa

Giornata mondiale contro l'omofobia. Con appelli e manifestazioni che si moltiplicano a livello nazionale ed internazionale. Ieri il Consiglio d'Europa ha preso posizione sottolineando che Gli Stati hanno l'obbligo di proteggere le persone Lgbti dagli atti di violenza e dalla discriminazione di cui sono vittime e che si stanno moltiplicando. Ad affermarlo Thorbjorn Jagland, segretario generale del Consiglio d'Europa. "La discriminazione e la violenza nei confronti delle persone Lgbti rappresenta un esempio di populismo della peggior specie, e costituisce quindi un pericolo per la democrazia, contro il quale i governi devono reagire, facendo il massimo per porvi fine" sostiene Jagland. Il segretario generale si dice preoccupato per l'emergere di tendenze omofobe e transfobiche in Europa, e evidenzia di essere "particolarmente inquieto per le presunte persecuzioni di massa di persone Lgbti nella Repubblica cecena della Federazione russa". Jagland rammenta a tutti gli Stati che ne fanno parte che il Consiglio d'Europa non può ne intende tollerare la violenza e la discriminazione nei loro confronti. 

Per quanto riguarda l'Italia, nonostante gli inviti giunti da più parti è ferma in Senato da tempo la legge per contrastare questo fenomeno.

ECCO LE NORME

Mentre l'Arcigay: "Si muore ancora di omofobia".

"L'omofobia e la transfobia violano la dignità umana, ledono il principio di eguaglianza e comprimono la libertà e gli affetti delle persone. A nessuno può sfuggire che qualunque forma di persecuzione in base all'orientamento sessuale costituisca, sempre e ovunque abbia luogo, una violazione inaccettabile dei diritti umani universali". E' quanto afferma in una dichiarazione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Gli atti di intolleranza - prosegue - si esprimono in violenze verbali o derisioni, altre volte danno luogo a minacce, fino a giungere, talora, ad aggressioni fisiche. Si tratta di manifestazioni che feriscono l'intera nostra società, che risulta indebolita nei suoi valori fondamentali di convivenza. Quando le discriminazioni hanno come bersaglio ragazzi e adolescenti vi è il rischio grave di compromettere fragili equilibri, perché gli anni della giovinezza sono quelli in cui si costruisce l'accettazione di sé, che è parte importante della futura serenità".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it