(ANSA) PORDENONE, 28 OTT - "La mia colpa è grande. Ho fatto il male più grande che un padre può fare. Un padre deve dare la vita, non toglierla. Ma la mia testa non era la mia testa e le mie mani non erano le mie mani": sono le dichiarazioni spontanee rese stamani in tribunale a Pordenone da Abdelhadi Lahmar, cittadino marocchino di 40 anni che il 15 aprile 2015 uccise moglie e figlia di 6 anni a colpi di accetta. "La punizione della legge non sarà mai grande come la punizione che mi danno il mio dolore e la disperazione di aver fatto questo. Anche se mi dicessero che devo morire -ha aggiunto - Perché io sono morto con Touria e Hiba". "Questo è il tempo della riflessione - ha dichiarato l'avv.Gianluca Liut, difensore di Lahmar - non delle facili speculazioni. Bene ha fatto il Comune di Pordenone a non costituirsi parte civile nel processo, è stato un atto di responsabilità della necessità di comprendere che le istituzioni devono fare in modo che in futuro non si debbano più piangere un'altra Touria, un'altra Hiba".
Uccide moglie e figlia: omicida, ho fatto male più grande
Dichiarazioni spontanee di Lahmar davanti Gup Pordenone