(ANSA) - BRUXELLES, 14 SET - I "divorzi privati", come quelli
che in base alla sharia un marito islamico può unilateralmente
chiedere ad un tribunale religioso, non vanno mai riconosciuti
dagli stati membri della Ue perché, in quanto richiedibili solo
dagli uomini, violano il principio di non discriminazione di
genere sancito dalla Carta dei diritti fondamentali. E' il
parere dell'avvocato generale della Corte di giustizia Ue, sul
ricorso sul caso di una coppia siriano-tedesca, presentato dalla
donna contro il riconoscimento del divorzio in Germania.
A presentare il ricorso è stato la signora Soha Sahyouni,
sposata con Raja Mamisch. Entrambi con doppia cittadinanza
tedesca e siriana, residenti in Germania. Nel 2013 Raja andò in
Siria dove, è scritto in una nota della Corte, "ha dichiarato di
voler divorziare ed il suo rappresentante ha pronunciato la
formula di rito davanti ad un tribunale religioso". La donna ha
"successivamente sottoscritto una dichiarazione nella quale
riconosceva di aver ricevuto tutte le prestazioni che, secondo
la normativa religiosa, le erano dovute in forza del contratto
di matrimonio e a causa del divorzio intervenuto per volontà
unilaterale del marito, liberando pertanto il marito da ogni
obbligo nei suoi confronti".
Mamisch ha quindi chiesto il riconoscimento del divorzio in
Germania e lo ha ottenuto davanti al Tribunale regionale
superiore (Oberlandesgericht) di Monaco di Baviera, che ha
applicato il regolamento 'Roma III'. La signora ha contestato il
provvedimento e lo stesso Tribunale ha adito la Corte di
giustizia europea.
L'avvocato generale, il cui parere non è vincolante per la
Corte che però normalmente segue il suo orientamento giuridico,
ha innanzitutto ritenuto che "contrariamente a quanto assunto
dal legislatore tedesco, il regolamento 'Roma III' non
ricomprende i divorzi pronunciati senza una decisione con
effetto costitutivo emessa da un'autorità giurisdizionale o
autorità pubblica, come il divorzio risultante dalla
dichiarazione unilaterale di un coniuge registrata da un
tribunale religioso". Ed osservando che, in realtà il
regolamento non è applicabile perché il tribunale religioso non
appartiene ad un paese, ma ha anche osservato che "il diritto
siriano non conferisce alla moglie le medesime condizioni di
accesso al divorzio concesse al marito". Una circostanza
considerata "discriminatorio" e quindi, in quanto tale, non
permette alle autorità degli stati membri di riconoscere i
divorzi religiosi ottenuti in questo modo. Caso che, secondo
fonti della Corte, si potrebbe applicare anche ai tribunali
della sharia presenti ad esempio in Gran Bretagna.(ANSA).
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Avvocato Corte Ue, divorzi islamici non sono legali
Se procedura sharia discrimina, viola carta diritti fondamentali