(ANSA) - BRUXELLES, 16 DIC - Si fa più insistente la richiesta
dei partner Ue a Italia e Grecia sull'apertura di centri di
detenzione nell'ambito degli hotspot, dove trattenere migliaia
di migranti illegali in attesa di rimpatrio. Roma e Atene da
mesi fanno resistenza. Ma fonti diplomatiche Ue di varie
delegazioni, da Est a Ovest, alla vigilia del vertice dei
leader, ribadiscono il punto, oltre alla necessità di attivare
tutti gli hotspot previsti in tempi rapidi, ponendo il tema come
"essenziale per far funzionare rimpatri e ricollocamenti".
Negli ultimi giorni Bruxelles ha sollecitato l'Italia "in
ritardo" a mantenere la parola data, aprendo due hotspot prima
di fine anno e gli altri tre nei primi mesi del 2016. E il
premier Matteo Renzi ora risponde annunciando l'attivazione di
Trapani e Pozzallo. Ma mette in guardia: "Siamo pronti a
intervenire tenendo fede ai nostri impegni. Chiederemo
all'Europa se loro sono in grado di tenere fede ai loro".
A guidare il drappello dei più 'duri' sono Francia e Germania,
con i ministri dell'Interno Bernard Cazeneuve e Thomas de
Maiziere, che a inizio mese, in una lettera, hanno messo nero su
bianco la richiesta sui centri detentivi, descrivendola in
termini espliciti. Del gruppo fanno parte anche Olanda ed i
Paesi di Visegrad. I premier Bohuslav Sobotka (Rep. Ceca), Beata
Szydlo (Polonia), Viktor Orban (Ungheria) e Robert Fico
(Slovacchia) ne parlano in una dichiarazione in cui lanciano la
piattaforma 'Amici di Schengen', per la salvaguardia dell'area.
La cornice più generale del dibattito sugli hotspot è infatti
la difesa delle frontiere esterne: la posta in gioco è Schengen,
sotto scacco come mai prima, minacciata dai flussi migratori e
dal terrorismo. "Faremo tutto il possibile per difenderla",
avverte Jean Claude Juncker davanti al Parlamento Ue.
La proposta della Commissione sull'agenzia europea di
guardacoste e guardie di frontiera corre in questa direzione.
Sarà al centro del dibattito al summit. Si punta a trasformarla
in legge entro giugno. Ma il punto in cui prevede che le forze
Ue possano essere inviate ai confini esterni più vulnerabili
anche contro la volontà di uno Stato, non piace a molti.
Il ministro degli Esteri polacco Witold Waszczykowski vede il
rischio di "una struttura non democratica che dipende da nessuno
sa cosa". L'Ungheria non esce allo scoperto, ma preferirebbe non
ci si impelagasse in dibattiti sulla sovranità nazionale che
richiedono troppo tempo. La Svezia non sembra molto persuasa e
anche la Grecia nicchia. Per l'Italia è troppo presto per
parlare, molto dipenderà da come sarà revisionato il regolamento
di Dublino, che Bruxelles ha promesso entro marzo. Dopo
l'europeizzazione delle frontiere esterne, Roma vuole che anche
la fase due, quella del filtro tra migranti illegali e profughi
- i centri detentivi che molti Stati membri vorrebbero imporre a
Italia e Grecia - sia condivisa dagli altri Paesi, ognuno
prendendosene una parte.(ANSA).
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Migranti: pressing partner Ue su centri detenzione
Europa spaccata su agenzia guardie frontiera. Polonia dice no