Emilia Romagna

Ravenna resiste alla piena. 'Temevamo di morire'

Gli argini funzionano,ancora lavori su Canale emiliano-romagnolo

Redazione Ansa

 Il sole splende sulla Romagna e Ravenna tira un sospiro di sollievo: il pericolo che il centro storico finisse sott'acqua sembra scongiurato. Il miglioramento delle condizioni meteo e soprattutto gli interventi messi in atto da Comune, Consorzio di bonifica e Protezione civile sui canali hanno di fatto salvato il cuore della città e i suoi capolavori dell'arte.
    Tre sono state le opere principali che hanno salvato la città, decise subito dopo l'alluvione: la creazione dell'argine in terra nel quartiere Fornace Zarattini, con il successivo rinforzo dell'argine del torrente Via Cupa; un'azione più invasiva sul Canale emiliano-romagnolo con la quale si è deciso di invertire il corso del fiume, dirottandolo verso il Po, e gli interventi a valle per facilitare lo sfogo dell'acqua verso il mare, così da agevolare il deflusso dei canali. Senza queste attività "tutta la città si sarebbe praticamente allagata", ha detto il sindaco Michele de Pascale che, nelle ore che hanno preceduto la visita della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto modo di ribadire la richiesta di "indennizzare ogni persona che ha subito danni in maniera veloce e trasparente". Per poi invocare una "ricostruzione che innalzi il livello di sicurezza delle nostre case, come accade per la ricostruzione post terremoto anche qui dobbiamo ricostruire meglio di come era".



    A ridosso delle "zone rosse" della città, che di fatto indicano le aree alluvionate e ancora inaccessibili, per tutta la giornata si sono formati capannelli di persone in cerca di informazioni sul livello dell'acqua, ma anche pronti a commentare la catastrofe accaduta. La pulizia dei fiumi e dei torrenti è l'argomento che va per la maggiore, molti puntano il dito sulla scarsa manutenzione. Una risposta, a distanza, alle polemiche arriva da Stefano Francia, presidente dei Consorzi di bonifica della Romagna, dicendo che "i canali di nostra competenza erano in una situazione ottimale e la manutenzione è sempre stata fatta regolarmente". "Il problema - ha aggiunto - è che siamo chiamati a gestire acque non di nostra competenza".
    Tra gli argomenti affrontati nella lunga giornata ravennate c'è stato spazio anche per il rigassificatore. A tirarlo fuori ci ha pensato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, sottolineando che "Ravenna e l'Emilia-Romagna meritano attenzione perché qui, pochi mesi fa, lo Stato ci ha chiesto di realizzare le procedure per il secondo impianto".
    Ma questa sembra un'altra storia per la gente che, invece, sente ancora nitida la paura dell'acqua che ha portato morte e distruzione. Negli hub allestiti in città e nell'immediata periferia stanno ancora trovando riparo circa 180 sfollati, una minima parte delle migliaia rimasti senza casa.

 

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    Al centro Itis, non lontano dal cuore di Ravenna, i racconti dei presenti sono ancora intrisi di dolore. Alga è un'anziana signora che è ospitata assieme a due suoi cani: "Sono una sopravvissuta - racconta - Vivo sola in campagna, ho pensato davvero di morire, poi sono arrivati i volontari che sono dei veri angeli e hanno tratto in salvo me e tutti i miei animali".
    Alvaro è sfollato assieme alla moglie, la loro casa è stata sommersa dall'acqua: "Chissà quando potremo tornarci", sospira l'anziano. In un angolo della palestra c'è, invece, un uomo di mezza età con lo sguardo fisso nel vuoto e gli occhi lucidi. Non ha alcuna voglia di parlare, tanto che una volontaria del centro si lascia andare dicendo che "è inconsolabile, non si rassegna di aver perso il suo appartamento". Chi sembra invece aver superato il drammatico momento sono i bambini presenti nell'hub, a loro interessa solo giocare. 
   

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