(ANSA) - ROMA, 1 APR - Con l'inasprirsi delle condizioni di
accesso al credito bancario negli ultimi tre anni si è assistito
in Italia all'emergere di forme alternative di finanziamento per
le imprese di piccola e media dimensione, come il mercato
obbligazionario domestico (cosiddetti minibond) ma "Ad oggi
restano numericamente poche le Pmi del settore Food & Beverage
che hanno intrapreso questa strada". Lo afferma Paolo Bono,
Associate presso Crif Ratings, nel sottolineare che "Tutto ciò
al cospetto dell'enorme potenziale di emissione per un settore,
dove molte produzioni merceologiche sono oggetto di maturazione,
invecchiamento e stagionatura, attività che sottintendono una
rilevante immobilizzazione di capitale circolante e dove è forte
l'esigenza di debito a medio lungo termine". E perciò le imprese
del settore vino si presentano come candidate ideali per puntare
su questa forma di finanziamento.
L'elevato valore di magazzino che contraddistingue alcuni
segmenti dell'agroalimentare - sottolinea Crif Ratings - si
presterebbe a forme innovative di garanzia, simile nel contenuto
all'emissione, realizzata a gennaio scorso, della cooperativa
modenese che a garanzia dell'obbligazione ha offerto le proprie
forme di Parmigiano-Reggiano. Il candidato ideale è il settore
del Wine che per diverse ragioni appare un segmento molto
interessante per lo sviluppo di finanziamenti alternativi al
prestito bancario". "In questo comparto - osserva ancora Paolo
Bono - il tessuto imprenditoriale è costituito quasi
esclusivamente da piccole e medie imprese; allo stesso tempo il
posizionamento di prezzo e il livello dei margini unitari
risultano positivamente correlati con l'offerta di vini
invecchiati che alimentano il valore delle rimanenze e
necessitano di una pianificazione finanziaria di medio e lungo
periodo".
Osservando le prime 15 imprese italiane per marginalità
unitaria, per circa l'80% di esse il peso del magazzino rispetto
al fatturato è superiore al 50%, una circostanza che si spiega
con la focalizzazione produttiva su vini affinati che, prima di
essere veicolati sul mercato, alimentano il valore degli stock
per più esercizi.
La riqualificazione del portafoglio prodotti verso vini
invecchiati ha un notevole impatto sull'equilibrio finanziario
delle imprese e soprattutto sul ciclo di generazione di cassa,
sottolinea Crif Ratings. Un piano industriale che voglia
perseguire questa strategia di crescita non può prescindere da
una struttura di finanziamento a medio e lungo termine, sempre
meno disponibile nell'offerta del sistema bancario. Da qui -
conclude Crif Ratings - la valida alternativa del mercato
obbligazionario. Tanto più se il valore del magazzino, che per
le 15 imprese considerate supera i 400 milioni di euro nei
bilanci 2014, può essere utilizzato a "garanzia" del debito e
quindi a riduzione del suo costo.
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Vino: Crif Ratings, imprese del settore ideali per minibond
Ancora poche le Pmi food&beverage che puntano su obbligazioni