(ANSA) - ROMA - Scende in campo la ricerca con un progetto
per rilanciare il mais italiano, tra le colture più colpite dal
clima del 2017 che ha determinato rese inferiori del 6,7%
rispetto alla media degli ultimi 5 anni pari a 2,5 milioni di
tonnellate e un calo di superfici coltivate di 300 mila ettari.
A coordinare il progetto triennale è il Crea Cerealicoltura e
Colture Industriali, in collaborazione con l'Università di
Torino e della Cattolica di Piacenza e finanziato dal ministero
per le Politiche agricole, i cui risultati sono stati presentati
oggi a Roma.
Sono state messe in campo attività di ricerca che vanno dal
controllo degli stress della pianta all'implementazione delle
rese e della redditività della coltura, fino alla scelta
varietale. "Prerequisito indispensabile per la valorizzazione
della filiera - spiega la coordinatrice del progetto, Carlotta
Balconi - è la sicurezza delle produzioni sotto il profilo
igienico-sanitario, con particolare attenzione alla
contaminazione da micotossine, in grado di provocare forti
effetti negativi sulla salute dell'uomo e degli animali e di
persistere lungo le catene alimentari". Il progetto infatti
prevede una rete di monitoraggio del mais che coinvolge 40-50
centri di lavorazione e stoccaggio delle regioni vocate alla
produzione maidicola (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli
Venezia Giulia, Emilia-Romagna).
I dati emersi confermano che la granella di mais è
frequentemente contaminata da fumonisine, in quantità variabile
a seconda dell'andamento climatico stagionale. La strategia
migliore, hanno spiegato i ricercatori, resta quindi la
prevenzione attuata mediante l'utilizzo di buone pratiche
agronomiche e di condizioni ottimali per lo stoccaggio. (ANSA).
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Mais, ricerca Crea lo salverà dopo un 2017 da dimenticare
Progetto per rilancio coltura strategica per Made in Italy