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Risolto il mistero del giallo di Mirò, sbiadito dopo 50 anni

Le cause del degrado svelate da analisi chimico-fisiche

Juan Mirò in mezzo alle sue opere in uno scatto del 1978 (fonte: © Successió Miró 2023 ph Jean Marie del Moral)

Redazione Ansa

Scoperte le cause che in 50 anni hanno portato al degrado del colore giallo usato dal pittore surrealista catalano Juan Miró: il pigmento è sbiadito per colpa della sua stessa composizione chimica, oltre che per il modo in cui è stato prodotto e per le condizioni ambientali in cui la pittura è stata conservata. Lo dimostrano le analisi scientifiche condotte da un gruppo internazionale di esperti che comprende ricercatrici del Politecnico di Milano e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. I risultati dello studio sono pubblicati sulla rivista Heritage Science.

I ricercatori hanno analizzato nove campioni prelevati da dipinti, tubetti di pittura, tavolozze dell’artista, usando diverse tecniche analitiche: microscopia elettronica, fluorescenza ai raggi X al sincrotrone di Grenoble, spettroscopia infrarossa, micro-fotoluminescenza e analisi cromatografiche. La composizione chimica delle pitture e la struttura cristallina dei pigmenti sono gli indizi che hanno portato il team a sostenere che i colori degradati a base di giallo di cadmio provengano da tubetti di pittura prodotti dal marchio francese Lucien Lefebvre-Foinet, una casa parigina che produceva colori di alta qualità di cui si servivano artisti come Mondrian, Matisse e Giacometti. “La bassa cristallinità del pigmento lo espone a un’alta reattività foto-chimica", spiega Daniela Comelli del Politecnico di Milano. "Questa è tra le principali cause della vulnerabilità della pittura e va ricondotta al metodo con cui veniva sintetizzato il pigmento, metodo che tuttavia non è noto e di cui non sono state al momento ritrovate fonti storiche”.

Infine, le condizioni ambientali di conservazione hanno fortemente contribuito alla trasformazione chimico-fisica del materiale. Campioni dalla stessa composizione chimica mostrano differenti livelli di degrado, e il colore meglio conservato viene da una tavolozza rimasta chiusa in un cassetto per 32 anni, al riparo da luce e sbalzi di umidità. “Per conservare il giallo cadmio di Miró, come quello di altri artisti, è necessario controllare i parametri ambientali, fra cui, l’esposizione alla luce e l’umidità relativa", aggiunge Francesca Caterina Izzo, dell’Università Ca’ Foscari Venezia. "Nei casi di superfici pittoriche molto degradate e pertanto fragili, può aiutare la protezione con un vetro in grado di filtrare le radiazioni ultraviolette, mentre meritano ulteriori studi soluzioni che prevedano l’applicazione di protettivi e consolidanti della pittura”.

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