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Terapie digitali lontane,ma 1 su 3 cerca informazioni su web

Indagine Politecnico, 41% sfrutta le app di coaching

Redazione Ansa

(ANSA) - MILANO, 16 DIC - Per le terapie digitali bisognerà aspettare ancora, ma la salute, dalla prevenzione al follow up e le cure, già adesso sfrutta le tecnologie offerte da internet e il digitale. Più di 1 cittadino su 3 usa il web per cercare informazioni su salute e stili di vita, mentre il 41% sfrutta le app di coaching. Lo ha spiegato Chiara Sgarbossa, direttore dell'Osservatorio Innovazione digitale in Sanità del Politecnico di Milano, nel workshop REDESIGNING LIFE allo StartupItalia Open Summit 2019 #SIOS19 presso l'università Bocconi di Milano.
    In base ai dati presentati, è emerso che il 41% di chi cerca informazioni sulla salute su internet lo fa su siti istituzionali e autorevoli. Circa la raccolta dei dati, anche se il 41% dei cittadini usa almeno un'app di coaching o uno strumento indossabile, "solo uno su quattro comunica poi i dati raccolti al proprio medico - continua Sgarbossa - Il 15% sarebbe interessato a una polizza sanitaria con app o wearable integrati, che premi, con una gratificazione finanziaria, chi riesce a migliorare il proprio stile di vita".
    Non ha invece ancora molto successo il cosiddetto tripadvisor di medici e strutture. "Anche se si stanno diffondendo siti web dove è possibile cercare informazioni e valutazioni su strutture sanitarie e medici - prosegue - gli italiani non si fidano ancora delle recensioni online". Però prima di una visita, circa 1/3 cerca informazioni sul web per prepararsi a parlare col medico. Per quanto riguarda invece le terapie digitali (che offrono interventi terapeutici guidati da software per prevenire, gestire o trattare un disturbo o una malattia), secondo gli operatori sanitari quelle di maggior impatto nei prossimi 5 anni saranno le app per il monitoraggio dell'aderenza alla terapia, seguite da quelle che danno raccomandazioni sui dosaggi dei farmaci e che propongono un intervento medico. "Le principali barriere alla terapia digitale sono la scarsa conoscenza della validità clinica - conclude Sgarbossa - la difficoltà a comprendere le opportunità offerte e l'assenza di rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale".
    (ANSA).
   

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