Rubriche

Antibiotici dati in combinazione possono favorire resistenze

Tutto inizia con una 'tolleranza' a uno dei farmaci prescritti

Ricerca pubblicata da Science e condotta presso l'Università di Gerusalemme

Redazione Ansa

 Le combinazioni di antibiotici, usate sempre più spesso nella pratica clinica per aumentare le chance di guarigione del singolo paziente, potrebbero accelerare lo sviluppo delle resistenze batteriche e quindi rappresentare una pratica potenzialmente pericolosa per la salute pubblica. Lo rivela una ricerca pubblicata oggi sulla rivista Science e condotta presso l'Università di Gerusalemme.
    Diretto da Nathalie Balaban, lo studio è il primo a dimostrare su pazienti che somministrare due antibiotici in combinazione allo stesso paziente può favorire lo sviluppo di resistenze batteriche.
    Nella pratica clinica non è infrequente che il medico prescriva 2 antibiotici diversi contemporaneamente o in rapida successione nel giro di pochi giorni l'uno dopo l'altro: l'idea che guida questa scelta terapeutica è che se un antibiotico non funzionerà, sicuramente funzionerà l'altro, quindi le chance di vincere l'infezione aumentano.
    Questo studio pilota - su pochissimi pazienti con infezione da Stafilococco aureus meticillina-resistente - ha mostrato che se uno dei due farmaci prescritti agisce lentamente - ovvero il paziente ha acquisito una 'tolleranza' a quell'antibiotico - diviene più probabile l'insorgenza di una vera e propria resistenza all'altro farmaco.
    La tolleranza farmacologica è una condizione per cui l'antibiotico funziona ancora, ma lo fa più lentamente del normale quindi non uccide tutti i batteri, non rimuove completamente l'infezione. Gli esperti hanno visto che, se il paziente è tollerante al primo farmaco assunto, è più probabile che lo sia anche al farmaco preso subito dopo e che si sviluppi una vera e propria resistenza a quest'ultimo.
    Anche se nel singolo paziente questo non porta ad alcun problema e la combinazione antibiotica risulta da ultimo efficace, concludono gli scienziati, questa pratica clinica potrebbe essere pericolosa a livello di salute pubblica, favorendo l'insorgenza di resistenze.(ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it