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Ricerca, video bellezza su social media causano disturbi

Su TikTok o Instagram, body shame - vergogna e ansia per aspetto

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 29 SET - Guardare appena sette minuti di 'beauty content', o contenuto di bellezza, in una sessione su TikTok e Instagram è sufficiente perché delle persone giovani provino in misura significativa 'body shame' - vergogna e ansia per il proprio aspetto. Lo indica una ricerca della Griffith University in Australia, sugli impatti dei video 'immagino-centrici' sulle utenti. Lo studio guidato da Veya Seekis della scuola di psicologia applicata dell'università stessa, specializzata in influenze socio-culturali sull'immagine del corpo sui giovani, si è concentrato su oltre 100 donne di età fra 17 e 25 anni, divise in tre gruppi. Un gruppo ha guardato contenuti di bellezza, un altro ha guardato video di 'autocompassione' e il terzo video su viaggi. Sono stati esaminati anche gli effetti dei video di autocompassione, in cui le persone utenti parlano anche positivamente del proprio aspetto fisico. "Abbiamo osservato che solo guardando per pochi minuti qualcosa di positivo, qualcosa che riafferma: 'va bene così, dovresti accettarti come sei', può veramente aiutare a neutralizzare i contenuti più tossici", scrive Seekis nella ricerca che sarà pubblicata quest'anno. "Sono i 'beauty video' quelli che fanno scattare i problemi", aggiunge. La ricerca è concentrata su Instagram e TikTok. "Sono così consumabili e sono diventati parte delle routine quotidiana", scrive ancora la studiosa. "Il problema con TikTok è che sono video di appena un minuto, se ne possono guardare diversi in breve tempo. I giovani hanno accesso a tutto il loro contenuto nel palmo della mano, possono farlo in qualunque momento del giorno e per quanto tempo vogliono", aggiunge. "L'imbarazzo per il proprio aspetto e l'ansia sono sintomi di disturbi alimentari, e anche se vi sono altri fattori ambientali, è certo che i social media sono il fattore principale" ", Circa un milione di australiani vivono con disturbi alimentari, considerati una malattia mentale complessa, e "si è registrato un balzo nel numero di persone giovani che hanno aiuto per la preoccupazione sulla propria immagine corporea e per disturbi alimentari durante la pandemia negli ultimi due anni, quando la maggior parte della popolazione ha subito un qualche livello di isolamento", scrive ancora la studiosa. (ANSA).
   

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