(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - ROMA, 25 FEB - ''Papà, ti faccio una domanda:
dimmi, dobbiamo avere paura dell'Islam?''. ''Abbiamo tutti
paura. Ma come si fa a dimostrare alla gente che non è questo
l'Islam?''. Interrogativi a cui è estremamente difficile
rispondere in un momento storico come quello attuale, in cui chi
minaccia, uccide, sgozza e semina terrore dice di farlo ''nel
nome di Allah''. A ''questo Islam che fa paura'', Tahar Ben
Jelloun ha scelto di dedicare il suo ultimo lavoro (Bompiani,
pag. 224, Euro 12) che domani pomeriggio all'Institut
Français-Centre Saint Louis presenterà al pubblico della
capitale.
In un ideale dialogo con la figlia lo scrittore di origini
marocchine che da anni vive in Francia, descrive lo sdegno dei
musulmani moderati di fronte al fondamentalismo criminale,
spiegando cos'è la jihad e cos'è l'Isis, in che modo sia nato e
come riesca a fare proseliti fra i giovani più fragili e
disorientati dalla mancanza di lavoro, dalla miseria morale e
materiale.
Difficile non essere offuscati dalla paura, dopo gli attacchi
di Parigi e Copenaghen o dopo la decapitazione dei 21 lavoratori
egiziani copti. Eppure, non si stanca di ripetere Ben Jelloun,
''l'Islam non è questo. Non è né violenza, né terrore, ma anzi è
andare verso il prossimo''. Come molti intellettuali musulmani,
l'autore de L'Islam spiegato ai nostri figli, sostiene che i
fondamentalisti dell'Isis abbiano piegato la religione a loro
favore. ''Hanno estrapolato dal Corano alcuni versetti,
decontestualizzandoli e strumentalizzandoli''. Il Corano, però,
''non va interpretato in senso letterario, senza intelligenza.
Al contrario, va letto con un senso critico e va ricollocato
all'epoca in cui è stato rivelato''. Si tratta, non si stanca di
ripetere, ''di un testo che diffonde valori e spiritualità''.
L'Isis sta tentando ''di riportare i musulmani nel VII secolo''.
Eppure, tutto questo avverte, è un pretesto. Dietro ci sono la
ricerca del potere e il controllo del territorio. L'Isis avanza
lì dove le istituzioni sono fragili o non esistono più. ''Iraq,
Siria, Libia, Sud Sinai sono già caduti, mentre altri territori
sono in pericolo, come il Sud dell'Algeria''.
Mentre il Vicino e Medio Oriente sono stati messi a ferro e a
fuoco cosa fanno i Paesi arabi e il mondo musulmano in generale?
Non molto, replica Ben Jelloun. ''Vedo solo immobilismo e
regresso. Il mondo musulmano coltiva le divisioni e non va
avanti e la volontà di una vera riforma non esiste. Difficile
che ciò accada''. Nel corso dei secoli, ricorda, ''chiunque
abbia provato a riformare l'Islam o non è stato ascoltato o è
stato eliminato''. Anche oggi, avverte, ''esiste un terrorismo
per così dire 'intellettuale' che impedisce agli intellettuali
di cultura musulmana o di origini musulmane di esprimersi
liberamente. Chiunque abbia osato parlare è stato minacciato''.
Nel suo libro, Ben Jelloun non risparmia nemmeno gli
occidentali, spesso indifferenti ai gravi disagi degli immigrati
di prima e seconda generazione talvolta attratti dal canto delle
sirene del jihadismo. O perché più interessati ad avere un mondo
arabo diviso e debole. ''Se davvero gli Stati Uniti avessero
voluto sbarazzarsi dell'Isis o di Boko Haram lo avrebbero già
fatto. Ne hanno tutte le capacità''. Un mondo arabo unito e
forte, rincara Ben Jelloun, ''non fa comodo a Israele e di
conseguenza a Washington''.
In uno scenario di demonizzazione del mondo musulmano e di
violenza inaudita l'unica strada, conclude, è la resistenza.
Resistere a cosa? ''Alla paura, all'ignoranza, alla stupidità'',
risponde. ''E' quello che faccio ogni giorno, scrivendo''.
(ANSAmed).
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Libri: Ben Jelloun, l'Islam 'che fa paura' non è quello vero
Corano va interpretato con intelligenza, non in senso letterario