(di Alberto Zanconato)
(ANSAmed) - AMMAN/BEIRUT, 22 SET - Arresti in Giordania di
presunti membri dell'Isis accusati di preparare attentati,
decapitazioni di soldati in Libano ad opera dello Stato islamico
e del Fronte al Nusra. La minaccia jihadista si allunga sempre
piu' pericolosamente su due Paesi tra i piu' fragili della
regione mediorientale.
Fonti della sicurezza giordane citate hanno detto che sono
stati arrestati 11 miliziani, in contatto con l'Isis nella
vicina Siria, che progettavano "operazioni terroristiche in
Giordania contro siti vitali con lo scopo di diffondere il
panico e il caos nel Paese". L'operazione è scattata dopo che la
casa di uno dei fermati è stata distrutta da un'esplosione
durante un test per fabbricare esplosivi.
Negli ultimi mesi le autorita' giordane hanno arrestato
decine di appartenenti a gruppi di fondamentalisti accusati di
essere collegati con l'Isis e con il Fronte al Nusra,
affiliazione siriana di Al Qaida. Il timore e' che il conflitto
civile che dilania la Siria e i combattimenti in Iraq, anch'esso
Paese confinante, si ripercuotano sul Regno hashemita. Da parte
loro, i movimenti islamici di opposizione accusano i servizi di
sicurezza e la magistratura di fabbricare le prove contro gli
arrestati e di usare presunte confessioni ottenute con la
tortura.
Grande preoccupazione per la situazione nella regione e'
stata espressa anche dal re giordano Abdallah. In un'intervista
alla Cbs, il sovrano ha affermato che l'ascesa dello Stato
islamico si sarebbe potuta evitare se la comunità internazionale
avesse lavorato piu' duramente insieme per assicurare che i
finanziamenti e il sostegno ai gruppi islamisti in Siria non
avessero preso la misura che hanno avuto. Ma oggi, secondo
Abdallah, i jihadisti dell'Isis possono contare su finanziamenti
propri fino a "un miliardo di dollari all'anno" grazie al
controllo su diversi pozzi petroliferi in Siria ed Iraq. "E'
tempo per noi di decidere di combattere il bene contro il male",
ha aggiunto il re.
Anche il primo ministro libanese Tammam Salam, partito oggi
per New York per partecipare all'assemblea generale dell'Onu, ha
lanciato l'allarme per la situazione del suo Paese, schiacciato
dal peso di un milione di rifugiati siriani - a fronte di una
popolazione di quattro milioni - mentre e' investito dalla
violenza jihadista. "A New York chiedero' sostegno per il Libano
prima che affoghi", ha affermato il premier in un'intervista al
quotidiano Al Mustaqbal.
Centinaia di miliziani dell'Isis e del Fronte al Nusra
provenienti dalla Siria hanno attaccato all'inizio di agosto la
regione di Arsal, nell'est del Libano, e si sono ritirati dopo
diversi giorni di combattimenti portando con se' diversi soldati
e poliziotti fatti prigionieri. Tre di loro sono gia' stati
uccisi - due decapitati e uno a colpi d'arma da fuoco - dai
miliziani, che minacciano di fare lo stesso con gli altri
ostaggi se le forze sciite libanesi di Hezbollah non cesseranno
di combattere in Siria al fianco delle truppe del regime e se il
governo di Beirut non accettera' di rilasciare decine di
jihadisti detenuti. (ANSAmed).
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Isis: la minaccia si allunga su Giordania e Libano
11 arresti a Amman. Uccisi tre soldati libanesi in ostaggio