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Isis: la minaccia si allunga su Giordania e Libano

11 arresti a Amman. Uccisi tre soldati libanesi in ostaggio

22 settembre 2014, 18:42

Redazione ANSA

ANSACheck
(di Alberto Zanconato) (ANSAmed) - AMMAN/BEIRUT, 22 SET - Arresti in Giordania di presunti membri dell'Isis accusati di preparare attentati, decapitazioni di soldati in Libano ad opera dello Stato islamico e del Fronte al Nusra. La minaccia jihadista si allunga sempre piu' pericolosamente su due Paesi tra i piu' fragili della regione mediorientale. Fonti della sicurezza giordane citate hanno detto che sono stati arrestati 11 miliziani, in contatto con l'Isis nella vicina Siria, che progettavano "operazioni terroristiche in Giordania contro siti vitali con lo scopo di diffondere il panico e il caos nel Paese". L'operazione è scattata dopo che la casa di uno dei fermati è stata distrutta da un'esplosione durante un test per fabbricare esplosivi.

Negli ultimi mesi le autorita' giordane hanno arrestato decine di appartenenti a gruppi di fondamentalisti accusati di essere collegati con l'Isis e con il Fronte al Nusra, affiliazione siriana di Al Qaida. Il timore e' che il conflitto civile che dilania la Siria e i combattimenti in Iraq, anch'esso Paese confinante, si ripercuotano sul Regno hashemita. Da parte loro, i movimenti islamici di opposizione accusano i servizi di sicurezza e la magistratura di fabbricare le prove contro gli arrestati e di usare presunte confessioni ottenute con la tortura.

Grande preoccupazione per la situazione nella regione e' stata espressa anche dal re giordano Abdallah. In un'intervista alla Cbs, il sovrano ha affermato che l'ascesa dello Stato islamico si sarebbe potuta evitare se la comunità internazionale avesse lavorato piu' duramente insieme per assicurare che i finanziamenti e il sostegno ai gruppi islamisti in Siria non avessero preso la misura che hanno avuto. Ma oggi, secondo Abdallah, i jihadisti dell'Isis possono contare su finanziamenti propri fino a "un miliardo di dollari all'anno" grazie al controllo su diversi pozzi petroliferi in Siria ed Iraq. "E' tempo per noi di decidere di combattere il bene contro il male", ha aggiunto il re. Anche il primo ministro libanese Tammam Salam, partito oggi per New York per partecipare all'assemblea generale dell'Onu, ha lanciato l'allarme per la situazione del suo Paese, schiacciato dal peso di un milione di rifugiati siriani - a fronte di una popolazione di quattro milioni - mentre e' investito dalla violenza jihadista. "A New York chiedero' sostegno per il Libano prima che affoghi", ha affermato il premier in un'intervista al quotidiano Al Mustaqbal. Centinaia di miliziani dell'Isis e del Fronte al Nusra provenienti dalla Siria hanno attaccato all'inizio di agosto la regione di Arsal, nell'est del Libano, e si sono ritirati dopo diversi giorni di combattimenti portando con se' diversi soldati e poliziotti fatti prigionieri. Tre di loro sono gia' stati uccisi - due decapitati e uno a colpi d'arma da fuoco - dai miliziani, che minacciano di fare lo stesso con gli altri ostaggi se le forze sciite libanesi di Hezbollah non cesseranno di combattere in Siria al fianco delle truppe del regime e se il governo di Beirut non accettera' di rilasciare decine di jihadisti detenuti. (ANSAmed).

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