Nelle elezioni anticipate di
domenica in Montenegro si è affermato, come era nelle
previsioni, il Movimento Europa ora (Pes), nuova formazione
europeista e riformista fondata un anno fa dal nuovo e giovane
presidente Jakov Milatovic, ma la sconfitta annunciata del
Partito democratico dei socialisti (Dps) del veterano leader
montenegrino Milo Djukanovic sembra profilarsi meno pesante di
quanto si era pronosticato alla vigilia. Stando ai primi
risultati preliminari diffusi in ieri sera dai due Istituti di
ricerca demoscopica e monitoraggio CeMI e Cdt, al Pes sarebbe
andato il 25%-26% dei consensi, rispetto al 23%-24% che avrebbe
ottenuto il Dps, il partito storico che con Djukanovic (come
premier e come presidente) ha dominato la scena politica degli
ultimi trent'anni nel piccolo Paese balcanico. Terza forza
risulta essere la coalizione Per il futuro del Montenegro
(filoserbi) attestata fra il 14% e il 15%. Almeno altre due
formazioni avrebbero superato lo sbarramento del 3% necessario
per entrare nel parlamento montenegrino di 81 seggi - il partito
Ura del premier in carica Dritan Abazovic, dato intorno al
12%-13% in coalizione con i Democratici, e il partito della
minoranza bosniaca che avrebbe ottenuto tra il 6% e il 7%. Se
tale rapporto di forze verrà confermato dai dati consolidati sui
risultati del voto da parte della commissione elettorale, nessun
partito sarebbe in grado di governare da solo e il Pes, che con
tutta probabilità otterrebbe l'incarico di formare un nuovo
esecutivo, dovrebbe andare in cerca di alleanze. Esclusa una
'grande coalizione' con il Dps di Djukanovic, sconfitto
nettamente da Milatovic nelle recenti presidenziali,
determinante potrebbe rivelarsi la posizione della coalizione
Per il futuro del Montenegro. Obiettivo primario del nuovo
governo, come dichiarato sia da Milatovic che da Djukanovic al
momento del voto, dovrà essere il ripristino di una stabilità
politica che in Montenegro manca da circa tre anni, unitamente
alla rapida ripresa delle riforme e del percorso di integrazione
europea, obiettivo strategico del Paese ex jugoslavo ma
fortemente rallentato se non bloccato del tutto dalla
persistente crisi e dall'alternarsi di governi deboli e
ribaltoni parlamentari. Favorito per l'incarico di nuovo premier
appare Milojko Spajic, attuale giovane leader del Pes e tra i
fondatori di tale nuovo Movimento, anche se i suoi avversari già
prima della campagna elettorale lo hanno accusato di legami con
Do Kwon, il sudcoreano tra le figure centrali delle
criptovalute, arrestato in marzo in Montenegro con accuse di
frode e corruzione e ricercato sa Usa e Corea del sud. Accuse
respinte seccamente anche da Spajic. Le elezioni sono state
caratterizzate da un sensibile calo dell'affluenza alle urne,
risultata di poco sopra il 56%, una ventina di punti inferiore
rispetto alle ultime elezioni parlamentari del 30 agosto 2020.
Il Montenegro, indipendente dal 2006 quando con un referendum si
staccoò da una Unione con la Serbia, ha aderito alla Nato nel
2017 e da oltre un decennio è impegnato nel negoziato di
adesione alla Ue.
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