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Il Mediterraneo cerca una strategia per la 'Crescita Blu' sostenibile

Focus a Napoli. Danovaro, Italia dovrà sfruttare potenzialità

27 ottobre, 16:02
Mediterraneo cerca strategia per 'Crescita Blu' sostenibile Mediterraneo cerca strategia per 'Crescita Blu' sostenibile

 (ANSAmed) - NAPOLI, 27 OTT - In questi mesi l'Italia dovrà fare "scelte importanti per valorizzare le proprie potenzialità sul mare, dal turismo blu alle biotecnologie basate sugli organismi marini, dall'uso sostenibile delle risorse all'acquacoltura, dobbiamo sfruttare tutto questo senza pregiudicare l'ambiente marino del Mediterraneo". E' questa la sfida lanciata da Napoli da Roberto Danovaro, direttore della Stazione marittima Anton Dohrn che da inizio ottobre è sede del cluster nazionale sulla Blue Growth. La Blue growth o "crescita blu", prevista anche dall'Ue negli obiettivi dei prossimi anni, punta allo sviluppo nella conoscenza dei meccanismi biologici, unitamente ai nuovi materiali e alle innovative tecnologie applicate a sistemi di monitoraggio e controllo remoto, e apre rivoluzionarie prospettive alla ricerca e all'economia su come attingere, nel prossimo futuro, alle enormi risorse dei fondali marini. "Serve una strategia - ha spiegato Amedeo Di Maio dell'Università Orientale di Napoli - che tocca disegni istituzionali non facili che atttengono a categorie economiche complesse, visto che siamo in presenza di beni pubblici. Parliamo di effetti di beneficio, ma dobbiamo anche evitare i sacrifici e i danni che si possono procurare alla collettività". Una strategia che va concordata in un Mediterraneo "che è un mare chiuso - spiega Giuseppe Cataldi dell'Orientale - con una pressione antropica forte e problemi politici, tutti punti che influiscono sull'impegno che ciascuno Stato dovrebbe porre alla cooperazione. Una collaborazione che è ancora da cercare e che è fallita tante volte anche per le caratteristiche degli uomini mediterranei che sono anarchiche". Il dibattito è stato anche l'occasione per l'inaugurazione della mostra 'Colori profondi del Mediterraneo' che nasce, spiega La ricercatrice dell'Ispra Michela Angiolillo: "per divulgare il lavoro di noi biologi marini che studiamo le profondità dai 50 ai 500 metri. Le abbiamo esplorate con un robot che ci permette di conoscere il fondale in molte ore di osservazione, osservando e studiando gli organismi dal vivo. Parliamo di specie che vivono in profondità e che una volta erano considerate rare, proprio perché venivano osservate di rado".(ANSAmed).

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