(ANSA) - GENOVA, 25 GIU - "In assenza di una normativa
mondiale che riguardi tutte le bandiere, il rischio è che le
iniziative pro ambiente nella demolizione delle navi siano
trasformate in fattori di competizione fra bandiere e armatori,
cioè potrebbero fare spostare navi da una bandiera all'altra per
poter effettuare lo smaltimento a costi inferiori". E', in
sintesi, la posizione espressa da Gian Enzo Duci, presidente di
Federagenti, la federazione di agenti marittimi e broker
italiani, al convegno sullo Ship recycling a bordo della nave
Bergamini. Il nodo è che le norme per la demolizione
ecocompatibile e sicura delle navi in accordo con la convention
di Hong Kong del 2009 e l'European ship recycling regulation del
2013 entrata in vigore dall'inizio del 2019 è positiva ma
presuppone costi elevati per l'armatore che batte bandiera
europea, mentre per gli altri non è obbligatoria.
"Nel momento in cui la bandiera europea deve necessariamente
rispondere ad un regolamento che riprende le regole di Hong
Kong, deve sostenere costi più alti, e questo non può non
impattare sulla competitività. Quando si creano distonie si
avvantaggia la bandiera che ha meno limiti da seguire"
sottolinea Matteo Catani di Assarmatori, ed è la stessa opinione
di Confitarma.
La soluzione? "Il mercato lo crei rendendo obbligatorie le
regole di smantellamento a livello mondiale oppure la
convenienza ad applicarle c'è solo se diventa un aspetto di
buona reputazione dell'armatore" commenta Duci.
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