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Studio in Perù svela i segreti dell'evoluzione degli oceani

Censiti 318 fossili di vertebrati mairni

09 dicembre, 20:54
Studio pisano in Perù svela segreti evoluzione oceani Studio pisano in Perù svela segreti evoluzione oceani

(ANSA) - PISA, 09 DIC - Dalle rocce sedimentarie che compongono il deserto di Ica affiorano fossili di vertebrati marini che svelano i segreti dell'evoluzione degli oceani. Succede in Perù, grazie alle campagne di scavi intraprese dal 2006 da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dall'Università di Pisa, che negli anni sono riuscite a riportare alla luce sull'altopiano di Pisco, lungo la costa meridionale del Paese, uno straordinario numero di fossili, tra cui il Leviatano, parente dell'attuale capodoglio ritrovato ormai alcuni fa. Nel sito di Cerro Colorado, un'area di circa 12 chilometri quadrati, sono stati censiti 318 fossili di vertebrati marini risalenti a circa 10 milioni di anni fa. Stavolta a dare informazioni sull'evoluzione della vita negli oceani, spiega una nota dell'ateneo pisano, "sono stati i cetoteridi (una famiglia estinta di balene di piccola taglia) e gli zifidi (cetacei ancora oggi rappresentati, ma poco conosciuti per via delle loro abitudini di profondità) e le ultime campagne di scavo hanno gettato nuova luce sulle consuetudini alimentari di questi cetacei 'primitivi'". Gli studi del dottorando pisano Alberto Collareta tentano di ricostruire la struttura ecologica della fauna fossile della Formazione Pisco: "Durante lo scavo di uno scheletro quasi completo di cetoteride - racconta il ricercatore - ossa e scaglie di sardina sono stati rivenuti nella cassa toracica. I resti sono stati interpretati come il contenuto stomacale fossilizzato della balena. Grazie al ritrovamento si ipotizza che il cetoteride di Cerro Colorado fosse un piscivoro che si alimentava 'a boccate', una strategia trofica che caratterizza tutte le balene che oggi si nutrono di pesci". Lo studio del contenuto stomacale è stato possibile grazie all'applicazione di metodologie di imaging per Tac ad alta risoluzione (micro-CT) in collaborazione con i ricercatori dell'istituto di Fisiologia Clinica del Cnr pisano. Successivamente l'analisi ha riguardato lo zifide: "La scoperta di un gran numero di scheletri parziali di sardina associati a uno scheletro di zifide - spiega Collareta - è stato interpretato come evidenza di interazione trofica tra il cetaceo (il predatore) e i pesci (le prede). Ciò supporta l'ipotesi che le abitudini abissali e la dieta a base di molluschi cefalopodi caratterizzino solo gli zifidi 'moderni', mentre l'estinzione delle forme più primitive potrebbe coincidere con la radiazione dei delfini, che ne avrebbero occupato la nicchia ecologica da predatori superficiali". Entrambi i ritrovamenti indicano che le coste del Perù erano popolate da ingenti banchi di sardine che attiravano vertebrati predatori di varia natura. "Zifidi e cetoteridi - conclude Collareta - sono componenti importanti delle associazioni fossili a vertebrati marini del Miocene superiore (circa 12-5 milioni di anni fa) e rappresentano tappe fondamentali nell'evoluzione dei cetacei e più in generale nella strutturazione dei moderni ecosistemi marini".(ANSA).

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