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Via della Seta: Porto Genova pronto a società con cinesi

Per formulare bandi per realizzare le grandi opere

14 marzo, 19:56

La rotta del porto di Genova incrocia la via della Seta e le polemiche. Lo scalo è pronto a stringere un accordo con il colosso mondiale cinese delle costruzioni Cccc, China communications construction company, per costituire una società in partnership che si occupi dell'affidamento di progettazione e costruzioni delle grandi opere dello scalo, come la nuova diga foranea da un miliardo e l'ampliamento a mare dello stabilimento Fincantieri. Dall'Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale arriva però un cauto "no comment" sul dossier che rischia una frenata dopo la bufera sull'imminente firma del patto Italia-Cina sulla Via della seta, scoppiata dopo l'altolà degli Usa e le levate di scudi anche contro gli accordi con i cinesi nei porti di Genova e Trieste. Al vicepremier Matteo Salvini che oggi ha dichiarato: "Prima di permettere a qualcuno di investire sul porto di Trieste o Genova guarderei a fondo. Se fosse un americano nessun problema, se invece venisse dalla Cina sarebbe diverso" e ai contrari agli accordi replica il genovese Augusto Cosulich, a.d. della Fratelli Cosulich che con la Cina lavora da decenni. "Troppa gente parla della Via della Seta senza sapere cosa rappresenta: c'è una forma di paranoia per una sorta di cinesizzazione che non esiste - dice -: tutti gli esempi di investimenti cinesi in Liguria sono di grande soddisfazione: Ansaldo Energia detenuta al 40% dai cinesi, Esaote comprata dai cinesi, il porto di Vado in cui i cinesi sono al 49% nella piattaforma container pronta a fine anno e poi le nostre società con i cinesi, Cosco shipping Italy e Coscos con 150 persone". Insomma i cinesi qui ci sono già, Senza contare che nel 2018 i traffici del porto con la Cina hanno pesato fra il 16 e il 20% del totale. E la Via della Seta è una "super opportunità" sottolinea Cosulich, anche per attirare i traffici che vanno in Nord Europa scalando Genova, a patto di ridurre i costi dei collegamenti terrestri. L'accordo previsto con Cccc, che punta alle infrastrutture, richiederà in ogni caso verifiche sulla conformità alla legislazione portuale. Allargando la visione il presidente di Federlogistica Luigi Merlo, sottolinea il rischio di consegnare i porti italiani a Pechino. "La via della Seta riguarda il 70% dell'economia mondiale e se una nazione (perchè in Cina le aziende coincidono con lo stato) diventa sovrana in qualche modo in altre nazioni, se possiede infrastrutture in tutti i continenti - è avvenuto in Asia e in Africa e ora gli manca la pentrazione profonda in Europa, a parte il Pireo - fra 10-15 anni potrebbe essere il soggetto che governa la logistica mondiale e determina tempi e costi di import ed export, del transito delle navi e può determinare il successo o l'insuccesso di un porto".

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