(ANSA) NAPOLI, 1 OTT - La Marina Militare scende in campo per
la sicurezza dei fondali degli otto principali porti del Sud
Italia. È l'operazione "Port and coastal survoy" mirato ad un
controllo e mappatura dei fondali marini, al termine del quale
la Marina ha perfezionato l'utilizzo di nuovi sistemi acquistati
nell'ambito del programma Pacs (Port and Coastal Survey),
rivolto alle regioni convergenza e finanziato per metà dal
Minitero degli Interni e per l'altro 50% dalla Ue attraverso il
Pon.
Gli elementi a disposizione dei due team della marina che
operano nel programma sono un container per uso ufficio e la
raccolta e analisi dei dati. Un gommone Uss10A che opera con o
senza operatore ed ha un sonar scafo e un sonar rimorchiato; un
mini sommergibile filoguidato Pluto Plus con sonar, telecamera e
bracci manipolatori equipaggiato anche per la distruzione di
oggetti e un veicolo subaqueo autonomo capace di operare, con
una autonomia da quattro a sette ore, su percorsi
pre-programmati per la mappatura dei fondali e la scoperta di
oggetti.
"Questa atrezzatura - spiega l'ammiraglio Ermenegildo Ugazzi,
comandante marittimo Sud Italia - risponde all'esigenza della
Marina di assicurare la sicurezza del fronte a mare. Sulla costa
si possono proteggere i siti a terra con reticolati, muri, ma in
mare è difficile garantire un'analoga protezione da una minaccia
proveniente che non è solo una minaccia di superfice. In America
già a anni i narcotrafficanti, ad esempio, coprano mini
sommergibili, costruiti per scopi turistici, per trasportare
drog o anche per la tratta di esseri umani". L'attrezzatura in
dotazione ai due team, uno di base ad Augusta, in Sicilia, e
l'altro a Taranto, è capace di "coprire in pochi giorni - spiega
Mirko Leonzio, tenente di vascello e comandante del nucleo Sdai
(Sminamento antimzzi insidiosi) - un'area molto grande come
abbiamo fatto al porto di Napoli nei giorni scorsi, facendo una
mappatura di una vasta area intorno al Molo San Vincenzo e verso
il Beverello. Abbiamo avuto 36 contatti sensibili nella zona,
trovando grossi copertoni, catene, e tre ordigni che abbiamo poi
distrutto". Trovati anche dei fusti vuoti. Il sistema, infatti
può essere utilissimo anche per ritrovare fusti di materiali
inquinanti abbandonato da organizzazioni criminali in mare o
anche batterie esauste. "La tecnologia c'è - spiega l'ammiraglio
Ugazzi - ora aspettiamo che le istituzioni locali o nazionali ci
indichino dove usarli, con i necessari investimenti".
Investimento che finora è stato di tre milioni e trecentomila
per l'acuisto delle attrezzature e per le prime operazioni del
progetto operativo. Il progetto è stato infatti sviluppato anche
nel porto di Molfetta dove, prima di dare il via a lavori di
ristrutturazione, è stata operata un'ampia mappaura che ha
portato , spiega Leonzio, alla scoperta di sessantamila ordigni.
(ANSA).
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