(ANSA) - MILANO, 06 SET - L'Italia spinge l'acceleratore nella vendita di robot industriali per il settore manifatturiero e raggiunge una quota di mercato del 2,6% a livello mondiale, seconda in Europa solo alla Germania, che ha una quota del 7,9%, e battendo la Francia, al terzo posto con l'1,2%. Questi sono i tre paesi che hanno maggiormente contributo a fare del Vecchio Continente il secondo mercato della robotica al mondo, dopo l'Asia. E' quanto emerge da un report dell'Istituto per la Competitività I-Com, che sarà presentato al parlamento europeo.
In particolare, in Italia le vendite hanno raggiunto un record di 6.700 unità nel 2015, con una crescita del 7% che ha compensato il calo del triennio 2010-2013. Da qui al 2019 sono previsti numeri record con un balzo delle vendite a 9.000 unità (+34%). Il Belpaese, tuttavia, "mostra ancora ritardi sul fronte dell'Industria 4.0, rispetto al contesto internazionale, a causa del divario in materia di reti di connessione e sulle competenze della forza lavoro". La forza dell'Italia - secondo il report - è una significativa integrazione di robot nella propria attività industriale, ma la sua quota di mercato è destinata a ridursi nei prossimi due anni (al 2,2%), a causa di un deciso incremento dell'Asia, con il boom della Cina che dovrebbe raggiungere una quota del 38,6% nel 2019, rispetto al 27% del 2015, passando da 254 mila a 414 mila unità). Già oggi, il 63,3% delle vendite si concentra in Asia e in Australia, contro il 19,7% dell'Europa. Sul fronte dello sviluppo delle infrastrutture, il nostro paese deve accelerare il passo. Secondo l'Indice di I-Com, che misura il grado di preparazione dei Paesi europei all'Industria 4.0, sulla base della diffusione di tecnologie, la Finlandia è al top della classifica, seguita da Paesi Bassi, Germania e Danimarca. L'Italia è solo al diciottesimo posto, più vicina ai Paesi dell'Est che registrano le performance peggiori (Romania e Bulgaria).
"Da alcuni segnali, rafforzati negli ultimi mesi, con l'impegno del governo e delle imprese, possiamo senz'altro dire che il sistema Italia si stia muovendo nella giusta direzione - sostiene il presidente di I-Com, Stefano da Empoli -. Non dobbiamo però sottovalutare la portata della sfida, specie rispetto alle competenze necessarie per avere successo nel nuovo ecosistema e alla connettività, dalla banda ultra larga al 5G. Di fronte ai giganti asiatici l'unica risposta possibile è fare sistema con i principali Paesi Ue, a cominciare dalla Germania".