Il price cap al gas da solo non basta. Secondo l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, la rotta da seguire per l'Italia per mettere al sicuro i prossimi inverni è investire subito nei rigassificatori e diversificare le fonti chiudendo contratti con nuovi partner con il sostegno del Governo. Descalzi ha parlato ai giornalisti a margine di un convegno organizzato a Bruxelles da Eni e The European House Ambrosetti per presentare uno studio sulla neutralità tecnologica nella transizione energetica.
Pur a fatica, la Commissione europea in queste settimane sta lavorando a un progetto di price cap da mettere sul tavolo dei ministri dell'Energia il 24 novembre. Ma "le condizioni per ridurre i prezzi dell'energia non sono solo quelle di avere un price cap" poiché, è la tesi di Descalzi, è necessario "diversificare le fonti di approvvigionamento". E investire nel gas e nelle sue infrastrutture. A partire dai rigassificatori: per l'Ad Eni l'unico modo plausibile per non far fuggire altrove le navi in arrivo già nei prossimi mesi da diverse parti del mondo con carichi totali da 7 miliardi di metri cubi di Gnl pronti per rimpiazzare parzialmente il gas russo e riempire gli stock già per l'autunno-inverno 2023-2024.
Si tratta di investimenti con tempi di ammortamento molto lunghi - 15-20 anni - che nella visione di Eni dovrebbero portare a ripensare anche il ruolo stesso del gas per non renderlo marginale, o peggio escluderlo, nella controversa classificazione (tassonomia, in gergo) delle fonti 'green' per i finanziamenti nel prossimo futuro. Il sostegno del nuovo Governo, dice Descalzi, nel solco della "diplomazia energetica intrapresa da Draghi, sarà "fondamentale" per dare "solidità" al lavoro negoziale del cane a sei zampe, impegnato in questi mesi a chiudere intese nei quattro angoli del mondo, dal Qatar agli Usa, fino all'Africa subsahariana.
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