Aumentare l’ambizione climatica, dare un ruolo più definito alla società civile organizzata, incrementare il finanziamento ai Paesi in via di sviluppo. Sono i messaggi principali che il Comitato economico e sociale europeo porterà la prossima settimana alla conferenza Onu sul clima di Sharm El Sheikh, riassunti dal presidente della sezione NAT (abbreviazione per Natura, che include i pareri su agricoltura, sviluppo rurale e ambiente) Peter Schmidt per ANSA.
Per la prima volta il Cese invierà a una Conferenza Onu sul clima (Cop) sette rappresentanti, i sei tradizionali più un rappresentante delle organizzazioni giovanili. Il Comitato è organizzato in tre gruppi, spiega Schmidt “il primo sono i datori di lavoro, il secondo i sindacati, e poi c’è il gruppo dei gruppi della società civile, normalmente è un sistema tripartito e con questa composizione abbiamo già partecipato alle Cop ma stavolta saremo sette, perché” anche nella risoluzione approvata la scorsa settimana “abbiamo voluto coinvolgere direttamente i più giovani”, rappresentati principalmente da organizzazioni come European Youth Forum e Generation Climate Europe.
Schmidt indica anche l’importanza di veicolare un messaggio chiaro sul Green Deal e la guerra. “Possiamo immaginare di derogare il Green Deal – sottolinea – ma solo per un tempo limitato, gli obiettivi” a medio e lungo termine “vanno mantenuti”. A Sharm El Sheikh i rappresentanti Ue intendono anche segnalare anche la loro “preoccupazione” per lo scarso coinvolgimento della società civile egiziana nel dibattito.
Nella risoluzione adottata dal Cese si parla di piani per la transizione occupazionale. L’esempio è “il processo di decisione sull'eliminazione del carbone in Germania”, racconta Schmidt. “Una commissione composta da sindacati, datori di lavoro, società civile, Ong, regioni ed enti locali ha lavorato duramente su un modello di transizione, che è stato presentato ai responsabili politici e ha convinto il governo a impegnarsi a pagare per questa transizione giusta”. “La transizione si fa insieme alla società civile, non solo con i governi che fissano obiettivi, questa è la nostra idea”, scandisce il sindacalista tedesco.
Secondo Schmidt “il contributo della società civile che porta maggiore stabilità al processo decisionale” sul clima. “Se non stabiliamo un adeguato meccanismo della società civile nel processo di transizione, allora tutto dipende sempre e solo dalle elezioni, e dalla direzione politica che ha il governo”.
Per quanto riguarda il risultato della Cop “un accordo è necessario – afferma Schmidt – perché è a rischio il multilateralismo” e “cosa più importante, vorremmo vedere che c'è un contributo significativo delle organizzazioni della società civile e, questo non solo alla Cop, ma in tutti Paesi quando si tratta dell'attuazione delle azioni per il clima”.
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