Il secondo round di negoziati sul Digital Markets Act (Dma), il disegno di legge per contrastare il potere di mercato delle Big Tech, tra Commissione europea, Parlamento e Consiglio, il 3 febbraio, si è concluso con "un accordo iniziale su alcune disposizioni". A darne notizia è stata direttamente la vicepresidente Ue, Margrethe Vestager, responsabile del dossier. Sul nodo dell'interoperabilità dei servizi, la posizione della Commissione non è "troppo lontana" da quella del Parlamento, ha precisato Vestager.
L'accordo iniziare riguarda gli obblighi di comunicazione delle fusioni per le Big Tech: secondo i negoziatori, i gatekeeper dovranno informare la Commissione "se le entità che partecipano alla concentrazione o l'obiettivo della concentrazione forniscono servizi di piattaforma di base o qualsiasi altro servizio nel settore digitale o consentire la raccolta di dati digitali".
A tenere banco però sono gli annunci mirati e l'interoperabilità. Nel corso delle trattative è stata avanzata una proposta per spostare il divieto di pubblicità mirata per i minori nella legge sui servizi digitali, come già previsto dal Parlamento europeo. La questione del targeting, che riguarda il tracciamento e l'uso dei dati personali, secondo il Consiglio dovrebbe essere affrontato dalla legislazione dell'Ue sulla privacy e non necessariamente dal Dma.
Per l'interoperabilità, il Consiglio ha chiarito di essere contrario agli sforzi del Parlamento per includere i servizi di messaggistica e i social media nell'ambito dei servizi che sarebbero soggetti a requisiti di interoperabilità. Vestager ha osservato che la Commissione ha già i poteri per imporre l'interoperabilità attraverso la legge sulle telecomunicazioni, ma ha affermato che "finora non hanno trovato ragioni per utilizzare queste disposizioni". Il motivo per cui la Commissione, a differenza del Parlamento, non ha sostenuto un obbligo generale, è che "pensiamo che sia anche abbastanza giusto che qualcosa abbia una distinzione", ha affermato Vestager, riferendosi alle diverse innovazioni nei servizi di messaggistica negli ultimi dieci anni o due (foto, video, audio). L'accordo sull'obbligo dipenderà, secondo la danese, da come verrà inteso: se su "un certo numero di aree o da una sorta di disposizione generale".
Il prossimo trilogo politico è fissato per il 1 marzo.
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