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Timmermans: Italia, trasformazione energetica ed economia circolare per la ripresa

Timmermans: Italia, trasformazione energetica ed economia circolare per la ripresa

Il vicepresidente della Commissione per il Green Deal, idrogeno verde è opportunità

25 settembre 2020, 16:18

Redazione ANSA

ANSACheck

Il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans © ANSA/EPA

Economia circolare e decarbonizzazione del settore energetico, in particolare con l’idrogeno verde. Sono questi i settori della green economy su cui l’Italia dovrebbe concentrarsi nel piano per la ripresa secondo Frans Timmermans. In un’intervista esclusiva all’ANSA, il vicepresidente della Commissione europea con delega al Green deal ha parlato anche del Mes, del Patto di stabilità e del futuro dell'ex-Ilva.

Timmermans crede che per la ripresa economica il nostro paese possa far leva "sulla sua economia così orientata all’esportazione e sui players del settore energetico, che sono tra i più importanti e lungimiranti al mondo". L’idrogeno verde, idea fissa di Timmermans, è una "grande opportunità data la struttura dell'industria italiana e la struttura del suo settore energetico". L’ex ministro degli esteri olandese parla di "idrogeno generato con l'energia solare ed eolica, che in Italia sono abbondanti, ma anche, durante la transizione, con il gas naturale decarbonizzato" e si domanda: "visto che altri Paesi si stanno muovendo velocemente in quella direzione, come mostra il piano per l’idrogeno di Francia e Germania, perché l'Italia non si unisce? Credo che l’Italia e anche la Spagna siano in una posizione perfetta per far parte dell'iniziativa franco-tedesca".

Per Timmermans il sogno passa anche per l’acciaio verde a Taranto, per un grande progetto di riconversione dell’ex Ilva. Anche se il fondo per la transizione giusta, quello che sembrava lo strumento finanziario più adatto, ha subito una sforbiciata sostanziale dopo il vertice dei leader europei di luglio. "E’ ancora lo strumento adatto – replica Timmermans – certo non ha la dimensione che avevamo proposto, ma è di più dell’idea iniziale dell’Europarlamento, che era un fondo da 5 miliardi". "Ne ho parlato a lungo con il governo italiano, e sono davvero incoraggiato – spiega – perché il governo capisce che non accadrà oggi, né domani, ma che insieme, sfruttando anche le possibilità del fondo per la transizione giusta, possiamo fare un piano che porterà a un'industria produttrice di acciaio verde di successo a Taranto".

Perché in fondo il Green Deal gira anche attorno a un'idea di rilancio della competitività europea attraverso la trasformazione dell’economia. Il 55% di riduzione delle emissioni al 2030 "non sarà facile, ma è fattibile". Il fatto che il suo impatto diretto sull’economia sia quantificato dalla stessa Commissione in un modesto aumento del Pil europeo (0,5%) non calcola "l’aumento del benessere per la società, con aria più pulita e lavori più sostenibili, e l’aumento della competitività delle imprese europee”, risponde Timmermans. "Molti dicevano – prosegue – che una transizione così veloce avrebbe danneggiato le prospettive di crescita e invece non è così. Al contrario, aumenteremo il tasso di crescita e cresceremo molto di più facendo la transizione per primi, acquisendo così un vantaggio sul resto del mondo".

Perché la transizione è già in corso, anche con prezzi del petrolio mai così bassi. "Basta guardare al livello di investimenti molto più alto sulle rinnovabili che sulle fossili – fa notare il vicepresidente dell’Esecutivo Ue – tanto che anche le strategie delle grandi compagnie petrolifere globali vanno in quella direzione". Per arrivare al traguardo in Europa, la Commissione vuole rivoluzionare la legislazione su clima ed energia, su cui l’Ue ha trovato faticosamente un nuovo assetto appena uno o due anni fa, dopo anni di negoziato. "Stavolta saremo più rapidi – è fiducioso Timmermans – siamo costretti perché siamo in modalità di crisi, si vede anche dalla velocità con cui procedono i negoziati tra istituzioni sulla ratifica del Quadro finanziario pluriennale e del fondo per la ripresa".

Nella passata legislatura, il laburista olandese è riuscito a far approvare una strategia sulla plastica monouso in tempi record. "Abbiamo ottenuto la legislazione entro otto mesi, quando di solito ci vogliono due anni". Anche se alla strategia mancano pezzi importanti, come una definizione comune di "biodegradabile" che toglie il sonno all’industria delle bioplastiche. "Nel nostro piano d'azione per l'economia circolare, il prossimo anno, proporremo una definizione di bioplastiche che possono essere davvero biodegradabili, riciclabili e compostabili. Non siamo contro le bioplastiche, ma alcune creano problemi perché non è sempre chiaro come siano fatte e come possano essere riciclate, un aspetto cruciale per i consumatori".

Al di là della tempistica sulle nuove regole per clima ed energia, molti settori economici dovranno essere convinti che la transizione verde possa essere nel loro interesse. "Sì ma è stata una gran parte della nostra industria che ci ha incoraggiati a procedere con la proposta del taglio delle emissioni del 55% per il 2030", sottolinea Timmermans ricordando la "lettera firmata da 170 dirigenti d'azienda in Europa in questo senso".

Quando si scende sul terreno delle proposte concrete in preparazione, però, l’adesione dell’industria non è da dare per scontata. Come per esempio la questione delle quote gratuite del sistema Ets. Business Europe, l'associazione delle imprese europee, ha pubblicato un documento contro l'ipotesi di sostituire il sistema delle quote gratuite con la 'tassa' sul carbonio alle frontiere. “Se introduci un meccanismo di aggiustamento del prezzo del carbonio ai confini, è logico che ridurrai le allocazioni gratuite – è l’analisi del politico olandese – ma esse saranno comunque presenti per alcuni settori. Il nostro scopo è sempre lo stesso, assicurarci che l'industria europea che fa la cosa giusta per decarbonizzare non sia punita dalla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio o dalla falsa concorrenza di altre parti del mondo".

Timmermans risponde anche a domande sull’Italia, "un paese che conosco molto bene", visti i suoi studi a Roma. Interrogato sul dibattito sul Mes, dice che "ovviamente sta all’Italia decidere”. "Ma – aggiunge – non ho mai capito certe reazioni allergiche nella politica italiana al solo parlare del Mes concepito solo per la sanità e senza controindicazioni. L’unica cosa che vorrei è che si facesse una scelta razionale sulla base di questa domanda: il Mes aiuta ad alleviare la pressione sui medici e gli infermieri e può aiutare il settore sanitario a riprendersi più velocemente e investire? Se sì, non vedo perché non usarlo".

Sul futuro del patto di stabilità, !l’ho detto anche quando ho parlato al Senato olandese questa settimana: il Patto di crescita e stabilità è stato progettato in un tempo e per un'epoca che sono passati. Ora la priorità è la ripresa, non sappiamo esattamente quando finirà la crisi, ma quando ne usciremo, dovremo discutere su come ridisegnare il Patto così che possa affrontare i problemi di oggi e di domani. La Commissione è pronta a discutere in modo razionale con tutti gli Stati membri su come farlo".

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