Il 4 marzo 2020, la Commissione europea ha proposto una legge sul clima (climate law) che stabilisce un quadro giuridico per guidare l'Ue-27 verso l'obiettivo di neutralità dei gas a effetto serra al 2050. La Commissione ha anche annunciato che entro settembre presenterà un piano globale per aumentare l'obiettivo climatico dell'Ue per il 2030 ad almeno il 50% e verso il 55% rispetto ai livelli del 1990 (oggi è il 40%).
I nuovi obiettivi sono "fattibili e possono sostenere la crescita economica", ha detto il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans intervenendo al meeting annuale del think tank brussellese Bruegel. "Nelle prossime settimane presenteremo la valutazione di impatto per l'aumento dei target - ha detto Timmermans - e posso già dirvi che le prime indicazioni" del documento "sono che aumentare gli obiettivi di riduzione al 50-55% è fattibile e può sostenere la crescita economica".
Anche per il think tank tedesco Agorà Energiewende, i nuovi target 2030 sono “tecnicamente ed economicamente possibili”. In uno studio pubblicato in agosto l’organismo indica che l’Ue potrebbe ridurre i gas serra dal 59 al 63% rispetto al 2005 per le emissioni dell'industria e del settore energetico (regolamentate dal sistema di scambio di quote di emissioni dell'Ue) e dal 45 al 49% negli altri settori, in particolare trasporti, edilizia e agricoltura. Questi risultati, però, sono raggiungibili a diverse condizioni, dicono da Agorà, tra cui un maggiore contributo degli Stati membri con livelli di Pil pro capite più bassi.
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