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Margrethe Vestager, dal Recovery Fund svolta verde e digitale

Margrethe Vestager, dal Recovery Fund svolta verde e digitale

La vicepresidente Ue avverte, le Big Tech dovranno adeguarsi a norme ex-ante

31 luglio 2020, 09:56

Redazione ANSA

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Margrethe Vestager, dal Recovery Fund svolta verde e digitale - RIPRODUZIONE RISERVATA

La storica decisione dei leader Ue sul Recovery Fund "vale miliardi di euro" e ora, grazie all'accordo, l'Europa può finalmente iniziare a pianificare il suo futuro. Che sarà "verde e digitale". In un'intervista all'ANSA e ad altri media internazionali, la vicepresidente della Commissione Ue, Margrethe Vestager, sottolinea l'importanza delle due linee direttrici della Commissione Ue, da cui passa un nuovo modello di società e su cui gli Stati membri sono chiamati a lavorare da subito. "La crisi ci ha colpiti in modo diverso, ma dobbiamo risollevarci insieme - evidenzia la commissaria danese -. Non tutte le economie hanno le stesse possibilità per arginare l'emergenza e questo è uno dei motivi per cui abbiamo fatto così tanto per avere un piano di ripresa europeo comune". In breve, il Recovery Fund "è importante per scongiurare un'Europa a due velocità".

Nel prendere le sue decisioni, l'Ue è sempre più concentrata sull'elemento che più ha cambiato la vita di tutti i cittadini nell'ultimo decennio: il digitale. "Per noi è importante che vi sia una disuguaglianza limitata tra le persone e le economie", prosegue Vestager, che negli anni si è fatta conoscere oltreoceano per la sua lotta senza sconti alle Big Tech, messe sotto torchio anche da Washington per la loro posizione dominante. "Abbiamo bisogno di regolamentazione per garantire che le imprese che hanno vinto la concorrenza non su una quota di mercato ma sull'intero mercato, i cosiddetti gatekeeper come Google, operino seguendo una serie di criteri e obblighi". E questo vale per la gran parte dell'economia europea. "Non credo che sia stato scritto l'ultimo capitolo della digitalizzazione - spiega ancora la vicepresidente dell'esecutivo comunitario -, al contrario: molti altri settori saranno digitalizzati nei prossimi anni, avremo nuove tecnologie come il 5G, il 6G, la fibra... Ecco perché vogliamo lavorare per disporre di un nuovo strumento di concorrenza che ci permetta di evitare l'insorgere di nuovi gatekeeper e di poter ancora beneficiare di una concorrenza equa". E questo vale anche per il ruolo svolto dalle grandi piattafome nella gestione dei dati degli utenti, che può falsare la competizione sul mercato. Il principio è semplice: chi ha più accesso a grandi moli di dati, anche sensibili, è avvantaggiato. Perciò "nelle indagini antitrust stiamo integrando sempre di più la valutazione sull'accesso ai dati, che possono rappresentare un ostacolo sul mercato", aggiunge Vestager. 

Un lavoro di regolamentazione che Bruxelles ha avviato a giugno con una consultazione pubblica sul Digital Service Act, atteso alla fine di quest'anno, e che resterà aperta fino all'8 settembre. Del resto, riflette Vestager, "nessuno avrebbe potuto prevedere una situazione come quella odierna, in cui le piattaforme non sono soltanto canali ma interi ecosistemi con una propria logica aziendale e in cui gran parte delle operazioni è monetizzata dalla piattaforma stessa". Per questo l'obiettivo di Bruxelles è rendere le Big Tech "responsabili" anche sui contenuti che girano sulle loro piattaforme. "Non necessariamente per ogni singolo post o per ogni prodotto falso messo in vendita", ma per "la gestione dell'intero sistema". A questo serviranno le norme del DSA stabilite ex-ante, dunque. Per esempio, la presa in carico dei reclami sarà più trasparente. Ci saranno regole chiare sul Paese di origine e di destinazione di contenuti e servizi. E proprio la connotazione geografica, che nel mondo digitale è sempre labile e sfuggente, assume grande importanza per le politiche Ue. "Chiunque fornisca questi servizi" digitali "all'interno dell'Ue dovrà stabilirsi qui e conformarsi alle nostre regole. E questo vale per tutti, da ovunque essi provengano nel mondo", scandisce la vicepresidente.

Un principio che vale anche per la web tax, tema da sempre controverso in Ue ma su cui Bruxelles, spinta dalla necessità di aumentare le risorse proprie per finanziare il debito comune, intende accelerare nei prossimi mesi. Le trattative attorno al tavolo internazionale dell'Ocse sono congelate a causa del temporaneo ritiro degli Usa, avvenuto lo scorso giugno. "Spero che tornino e credo ancora in questo perché il loro messaggio non è stato categorico", sottolinea Vestager, che ritiene "importante che Washington faccia ancora parte della discussione". Ma - è il mantra ripetuto a più riprese dalla commissaria danese, "se non ci potrà essere un accordo europeo, andremo avanti da soli". Perché "le grandi aziende digitali possono e devono contribuire alla società in misura maggiore". E perché "le tante aziende che pagano le tasse non dovrebbero confrontarsi con rivali che non pagano. Questo non ha niente a che fare con il posto da dove le aziende provengono, si tratta di fare affari in modo equo".

 

La consultazione pubblica Ue sul DSA: https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/consultation-digital-services-act-package

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