Il rapporto tra Ue e Svizzera
resta quella tra "partner economici fondamentali", ma improntato
ad una certa freddezza, stando al testo delle Conclusioni del
Consiglio sulle relazioni della Ue con la Confederazione
elvetica. Sulla principale questione in ballo, le conseguenze
del referendum del 9 febbraio 2014 che chiedere di imporre quote
alla libera circolazione dei lavoratori, il Consiglio ribadisce
di ritenere "indivisibili" le quattro libertà fondamentali della
Ue, tra cui la libera circolazione dei lavoratori. E concede che
la legge che il 16 dicembre scorso ha trasposto l'esito del
referendum "può essere attuata in modo compatibile con i diritti
dei cittadini dell'Ue" ma solo "se nel necessario decreto di
attuazione si chiariranno le questioni in sospeso, quali il
diritto all'informazione relativo ai posti vacanti e la
procedura di adozione di ulteriori misure, in particolare al
fine di garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori
frontalieri". In altre parole la Ue vigilerà che i decreti
attuativi non comportino discriminazioni ad esempio nella
possibilità di iscrizione agli uffici di collocamento. Inoltre,
pur prendendo atto "con favore" della piena conferma della
partecipazione svizzera ai programmi per la ricerca (Horizon
2020) e Erasmus, il Consiglio di fatto avverte che "il
presupposto" per "l'approccio settoriale", ovvero fatto di
accordi bilaterali su specifici argomenti, resta "l'istituzione
di un quadro istituzionale comune per gli accordi attuali e
futuri attraverso il quale la Svizzera partecipa al mercato
unico dell'Ue". In altri termini, insiste perché la Svizzera -
che il 27 luglio scorso ha formalmente ritirato la richiesta di
adesione alla Ue - riconosca la giurisdizione della Corte di
giustizia europea.
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