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A sette giorni dalla scadenza in
cui si chiude il mandato del presidente del Congo, Joseph
Kabila, che tuttora rifiuta di lasciare la carica, la Ue ha
imposto con effetto immediato il congelamento dei beni e il
divieto di viaggio nel territorio dell'Unione contro sette
persone responsabili delle violenze in corso nel Congo e in
particolare quelle che il 19 e 20 settembre scorso hanno
provocato la morte di 50 persone a Kinshasa. Il Consiglio dei
ministri degli esteri ha adottato le sanzioni, si legge nelle
conclusioni, le misure contro "sette individui in posizione di
autorità nella catena di comando". "Qualsiasi governo sarà in
carica" dopo il 19 dicembre, giorno della scadenza del mandato
di Kabila, "dovrà fondare la legittimità in un quadro politico
chiaro e definito in modo inclusivo, altrimenti i rapporti del
paese con la Ue ne soffriranno", hanno aggiunto i ministri nelle
conclusioni in cui vengono ricordati gli "sforzi" fatti dalla Ue
per una "transizione pacifica" e il suo sostegno alle iniziative
dei vescovi cattolici congolesi.
Le sette persone sanzionate dalla Ue sono comandanti della
Guardia repubblicana, come Ilunga Kampete e Gabriel Amisi Kumba,
o alti ufficiali di polizia come Ferdinand Ilunga Luyoyo (capo
del servizio antisommossa), Celestin Kanyama (commissario a
Kinshasa), ex ufficiali come John Numbi (coinvolto nella
campagna di intimidazione violenta durante le elezioni
governatoriali del marzo 2016) e i capi dell'intelligence civile
e militare, rispettivamente Roger Kibelisa e Delphin Kaimbi.
