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Serbia: Ue, Croazia non intende rinunciare a sue condizioni

Serbia: Ue, Croazia non intende rinunciare a sue condizioni

Zagabria blocca cammino europeo Belgrado. Convincere Bruxelles

ZAGABRIA, 11 aprile 2016, 16:20

Redazione ANSA

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La Croazia, che venerdì scorso ha bloccato a Bruxelles l'apertura di nuovi capitoli negoziali per l'adesione della Serbia all'Unione europea, ha spiegato che da Belgrado si aspetta l'adempimento di tre criteri ai quali non intende rinunciare in nessun caso. Il ministro degli Esteri, Miro Kovac, ha spiegato che la Croazia vuole vedere tra i criteri ufficiali, riconosciuti da Bruxelles, la rinuncia della Serbia alla giurisdizione sui crimini di guerra su tutto il territorio della ex Jugoslavia e una migliore rappresentanza politica della minoranza croata di Vojvodina al Parlamento di Belgrado. Per noi "è completamente inaccettabile che Belgrado si assuma il diritto di un arbitro per tutti i crimini di guerra commessi nei conflitti degli anni Novanta", inclusi quelli perpetrati fuori dal territorio della Serbia, ha aggiunto. La stampa ha ipotizzato che la ragione principale alla base di questa condizione sia la volontà della Croazia di proteggere i propri veterani di guerra da persecuzioni da parte della magistratura serba, una volta che il Paese farà parte dell'Ue e potrà chiedere l'estradizione di cittadini di altri Paesi in base al mandato d'arresto europeo. Il veto della Croazia, peraltro atteso dagli analisti dopo la svolta a destra del governo lo scorso gennaio, è stato accolto con favore da una buona parte dell'opinione pubblica. Gli esperti ricordano però che la Croazia dovrà convincere gli altri 27 Paesi dell'Ue della validità delle proprie richieste, ovvero giustificarle quale parte del pacchetto europeo e non facendone una questione bilaterale che tenta di risolvere a proprio vantaggio usando le istituzioni europee. Inoltre, la delicata posizione della Serbia che continua a mantenere buoni rapporti con la Russia potrebbe risultare in pressioni su Zagabria da parte della Germania che non vuole rischiare di mettere a repentaglio la prospettiva europea di Belgrado.

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