Per i tre è quindi attivo da oggi il congelamento dei beni ed il divieto di viaggio nella Ue. Sono considerati colpevoli di aver "ostacolato e compromesso la transizione politica libica". Il provvedimento era già stato preparato il 18 gennaio ed era stato tenuto in sospeso dal Consiglio esteri del 16 marzo, che aveva tuttavia manifestato la "profonda preoccupazione" per "gli atti che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità della Libia e che ostacolano o pregiudicano" il completamento della transizione politica basata sull'accordo del 17 dicembre per il governo di unità nazionale guidato da al-Sarraj. Nel testo pubblicato oggi, Saleh è accusato di aver compromesso la transizione "anche rifiutandosi di procedere ad una votazione" sul Governo il 23 febbraio, giorno in cui "ha deciso di crerae un comitato che dovrebbe riunirsi con altri membri del cosidetto 'processo libico-libico' contrario all'accordo politico sulla Libia".
Il "primo ministro" al-Ghwell, oggi fuggito da Tripoli, il 7 luglio 2015 ha dato il sostegno alla milizia Alsomood, "ha svolto un ruolo centrale nell'ostacolare la costituzione del Gun" ed il 15 gennaio "ha ordinato l'arresto di qualsiasi membro del nuovo staff di sicurezza" nominato da al-Sarraj.
A carico di Sahmain, oltre all'ostruzionismo nei giorni precedenti il 17 dicembre, anche l'aver "respinto, il primo gennaio 2016, l'accordo politico libico nei colloqui con il rappresentante speciale delle Nazioni Unite".
Un portavoce del serzio di azione esterna della Ue sottolinea che le misure "saranno tenuto sotto revisione regolare e possono essere emendate per tenere conto di sviluppi sul campo o cambiamenti di atteggiamento verso il governo di unità nazionale".
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