Al progetto hanno aderito 25 Paesi. Sono rimasti fuori Gran Bretagna, (in uscita dal blocco europeo), Danimarca, che ha l'opt-out sin dalla ratifica del Trattato di Lisbona, e Malta. Obiettivo principale della Pesco è aumentare l'efficienza dello strumento militare europeo, fare economie di scala negli acquisti, ridurre l'alto numero di diversi sistemi d'arma, facilitare il movimento delle truppe entro i confini Ue, e stimolare gli investimenti su progetti di ricerca comuni.
Strumento decisivo per la riuscita della Pesco è il Fondo europeo per la difesa, che secondo la proposta avanzata dalla Commissione europea, una volta a pieno regime, dopo il 2020, dovrebbe arrivare ad una potenza complessiva di 5,5 miliardi di euro l'anno, per investimenti nella ricerca e sviluppo per l'industria militare e civile. La Pesco nasce attorno a 17 progetti concreti già individuati, di cui quattro a guida italiana. Altrettanti vengono condotti dalla Germania, due ciascuno toccano a Francia e Grecia. Gli altri sono di Olanda, Belgio, Lituania, Spagna e Slovacchia.
I progetti che vedono l'Italia quale capofila riguardano lo sviluppo di un prototipo di veicolo corazzato multiuso; la creazione di un sistema per la sorveglianza delle acque territoriali (compresi porti, piattaforme offshore e cavi sottomarini) che fornirà una piattaforma integrata di software, sensori e mezzi aerei, di superficie e subacquei; la realizzazione del Centro di certificazione dell'addestramento militare europeo per la standardizzazione delle procedure; il 'Deployable Military Disaster Relief Capability Package' che fornirà un pacchetto di risposta alle calamita' naturali, ma anche per le emergenze civili e le pandemie.
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