"La linea di politica commerciale seguita dal governo italiano è sempre stata chiara e coerente", ha sottolineato il ministro, ricordando che questa prevede "massimo supporto alla liberalizzazione del commercio internazionale anche attraverso la conclusione degli accordi di libero scambio, massima intransigenza nella difesa da comportamenti commerciali scorretti nella convinzione che il commercio, per essere motore di crescita, deve essere equo e rispettoso delle regole". Per questo l'Italia aveva "sostenuto la necessità di approvare celermente l'accordo di libero scambio con il Canada", il Ceta, "anche seguendo una procedura solo 'europea' Consiglio-Parlamento Ue". Nel caso dello status di economia di mercato alla Cina, Bruxelles per aggirarne la questione della concessione o meno ha proposto un sistema 'neutrale' non più basato su liste 'nere' di Paesi ma sulla possibilità di applicare dazi antidumping in quei settori in cui si riscontrassero squilibri gravi e sovraccapacità produttiva, come è il caso per esempio dell'acciaio. L'Italia, sin dal principio, si è opposta a questa soluzione in quanto ritenuta inefficiente e poco sicura dal punto di vista giuridico, segnalando la sua contrarietà anche all'ultimo Consiglio Ue commercio lo scorso novembre sotto presidenza slovacca. Allora si era già registrata una maggioranza qualificata di Paesi Ue a favore della proposta di Bruxelles, con l'Italia piuttosto isolata nella sua posizione.
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