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Cortocircuito su vertice lavoro Ue, ma per Renzi si farà

Cortocircuito su vertice lavoro Ue, ma per Renzi si farà

Giallo su rinvio poi dietrofront. Cancellerie disorientate

ROMA, 18 settembre 2014, 10:11

Redazione ANSA

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Alla fine di una lunga giornata di cortocircuiti comunicativi, smentite, conferme e telefonate tra cancellerie, il vertice sul lavoro e la crescita, chiesto con forza nell'ultimo consiglio europeo da Matteo Renzi e Francois Hollande, si farà. La data dell'8 ottobre non è più certa ma il premier italiano è determinato a svolgere un summit ad hoc su come rilanciare l'occupazione in Europa e far ripartire la crescita che, a suo avviso, è soffocata dall'austerità e dalla politica economica europea.

Non era nato sotto una buona stella il vertice sulla crescita che Matteo Renzi e Francois Hollande avevano chiesto con forza al consiglio Ue del 30 agosto, incontrando resistenze e dubbi della Germania e dei paesi rigoristi. Nella cena, che aveva incoronato Federica Mogherini Lady Pesc, la cancelliera Angela Merkel ed altri paesi si erano opposti ad un summit ad hoc sulla crescita, obiettando che ad inizio ottobre il piano degli investimenti di Juncker da 300 miliardi ancora non sarebbe stato operativo visto che la nuova commissione entrerà in funzione a novembre. Il rischio di un danno di immagine per un vertice senza decisioni, a fronte delle tante iniziative Ue già in agenda, aveva fatto sì che nelle conclusioni del consiglio si decidesse di fare ad ottobre in Italia una conferenza che tenesse insieme crescita e occupazione.

Ieri, per 45 minuti, il summit è sparito definitivamente dall'agenda dei leader europei quando il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, per un cortocircuito comunicativo, ha annunciato a Strasburgo che la conferenza era stata rinviata. E sia da Parigi, tramite il portavoce del governo, sia fonti ufficiose di Berlino confermavano che il vertice era stato rinviato per problemi di agenda. Palazzo Chigi, però, subito dopo smentisce il suo sottosegretario e conferma il summit dell'8 ottobre. Il vertice sul lavoro e crescita, spiegano ambienti di governo, non è mai stato in dubbio ma il problema era sincronizzare le agende dei capi di stato e di governo. E un cortocircuito diplomatico dentro il governo ha determinato l'uscita di Della Vedova. Se anche il giallo sia stato motivato da tentennamenti del premier Matteo Renzi sul fare o meno la conferenza, a fine giornata tutti i dubbi erano sciolti. Anzi, il premier italiano è determinatissimo, spiegano fonti di governo, a fissare, se non l'8 nei giorni successivi, il vertice in Italia. Anche perchè sul tavolo del summit ora il premier italiano è convinto di avere un asso da calare: il jobs act che arriverà in parallelo alla legge di stabilità perchè da ieri, dopo il suo discorso alle Camere, per il premier è arrivato forte e chiaro ai partiti, e al Pd in primis, la sua volontà di chiudere la riforma del lavoro. "O il Parlamento agisce o ci muoviamo con un decreto" è l'aut aut del presidente del consiglio che oggi nell'emendamento presentato da governo, pur senza entrare nel noto dell'art.18, ha chiarito che il contratto a tutele crescenti deve essere il cuore della riforma del lavoro. E come il premier è pronto in Ue a sfidare i cultori del rigore, in Italia Renzi non ha paura degli attacchi nè delle minacce dei sindacati.

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