L'indagine aperta a maggio dell'anno scorso dalla Commissione Ue ha infatti confermato l'aggiramento dei dazi imposti sui produttori cinesi tramite il 'passaggio' dei pannelli da questi due Paesi, facendoli quindi risultare prodotti non in Cina ma in Malesia e Taiwan. Nel mirino di Bruxelles non saranno le imprese in regola: i nuovi dazi non saranno applicati a una ventina di produttori basati a Taiwan e a cinque in Malesia che hanno dimostrato di non essere coinvolti nella 'frode' del trasbordo dei pannelli.
Nel corso dell'indagine partita nel maggio del 2015 la Commissione europea ha registrato tutte le importazioni di moduli e celle solari provenienti da Taiwan e Malesia in arrivo nell'Ue, di conseguenza le autorità doganali degli Stati membri possono ora richiedere i dazi non pagati dai produttori cinesi in maniera retroattiva, a partire dalla fine di maggio 2015.
L'Ue ha imposto misure anti-dumping e anti-sussidi di celle e pannelli solari importati dalla Cina il 5 dicembre del 2013, per un periodo di due anni. Bruxelles ha poi deciso di estenderle fino a quando non avrà completato un'indagine per valutare la revisione del provvedimento, avviata lo scorso dicembre e che dovrebbe essere completata verso la fine di quest'anno.
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