BRUXELLES - Più peso politico degli Stati membri nelle trattative per l'adesione di nuovi Paesi all'Ue - in particolare, i Balcani occidentali - con la possibilità di attuare misure più incisive per sanzionare eventuali arretramenti dei candidati nelle riforme fondamentali, fino anche alla sospensione dei negoziati. E' questo in sintesi il cardine della riforma del processo di allargamento presentata dal commissario Ue, Oliver Varhely.
Cambia anche il raggruppamento dei cosiddetti 'capitoli negoziali', finora aperti e chiusi singolarmente fino a segnare il completamento delle trattative. Con la riforma, saranno divisi in sei gruppi tematici. Di centrale importanza il rispetto degli standard Ue sullo stato di diritto e la democrazia.
La nuova metodologia Ue risponde alle preoccupazioni fatte emergere in particolare da Francia e Paesi Bassi che, nell'ottobre scorso, hanno bloccato l'avvio dei negoziati di adesione per l'Albania e la Macedonia del Nord.
La riforma della politica di allargamento prevede un coinvolgimento politico più intenso dei governi Ue, che potranno monitorare i progressi dei Paesi candidati nelle aree fondamentali, dallo stato di diritto al funzionamento della democrazia. Ai partner balcanici - scrive Bruxelles - saranno offerti 'incentivi' per compiere "riforme impegnative", che potrebbero culminare in "un'introduzione graduale" o "accelerata" nel mercato unico e nei programmi europei, con maggiori investimenti e finanziamenti Ue.
Al contrario, se i Paesi candidati dovessero arretrare nell'attuazione dei requisiti richiesti dall'Ue per l'adesione, la Commissione ribadisce la possibilità - già esistente - di applicare misure sanzionatorie "più decisive", tra cui il congelamento parziale dei negoziati o, nei casi più gravi, la sospensione totale (come accaduto nel 2017 con la Turchia). Per bloccare l'eventuale sanzione della Commissione Ue servirà l'opposizione dei due terzi degli Stati membri.
Il nuovo raggruppamento dei 33 capitoli negoziali prevede sei aree tematiche: diritti fondamentali, mercato interno, competitività e crescita inclusiva, agenda verde e connettività sostenibile, coesione e agricoltura, relazioni esterne. Per rendere il processo "più dinamico", i capitoli legati a ciascuna area saranno aperti contemporaneamente nel loro insieme e non più - come accaduto finora - su base individuale. Le trattative sui diritti fondamentali determineranno "il ritmo generale dei negoziati", poiché saranno i primi ad avviare il processo e gli ultimi ad essere chiusi.
La riforma sarà da subito applicabile ai negoziati Ue con l'Albania e la Macedonia, qualora i due Paesi ottenessero il via libera da parte dei Ventisette. Libertà di scelta, invece, per Serbia e Montenegro, che stanno già negoziando per l'ingresso nell'Unione.
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