BRUXELLES - Il premier greco Alexis Tsipras ha minacciato di porre il veto sulle conclusioni del Vertice Ue, di fatto quindi anche su un eventuale accordo Ue-Gb, se ci saranno cambiamenti all'attuale situazione di operatività alle frontiere. Lo riferiscono fonti greche. Tuttavia dall'incontro con Angela Merkel e con Francois Hollande di stamani, Tsipras avrebbe ottenuto garanzie che la situazione non cambierà fino al vertice di marzo. Da oggi l'Austria applica i tetti ad accoglienza e transito dei richiedenti asilo, e misure similari sono state annunciate da Slovenia, Serbia e Macedonia.
Ieri, durante la cena dei leader Ue a porte chiuse si è discusso "delle conseguenze a cascata che saranno innescate dalle misure del'Austria nella regione dei Balcani occidentali e tra queste il rischio umanitario" in Grecia, spiega una fonte Ue. Vienna infatti - nonostante le critiche della Commissione europea e una discussione tesa con gli altri leader - applicherà da oggi le sue decisioni sui tetti giornalieri per i profughi, limitando a 80 al giorno le richieste di asilo, e a 3200 i transiti verso i Paesi confinanti.
"Abbiamo deciso di accogliere 37.500 richiedenti asilo quest'anno. Se ogni paese decidesse la stessa in linea" in proporzione alla popolazione "potremmo distribuire oltre 2 milioni di rifugiati". Lo ha detto il cancelliere austriaco Werner Faymann. "Siamo un paese che è sempre stato molto europeista, che ha anche sempre dato aiuto quando necessario, nella crisi ungherese, nella vecchia crisi jugoslava. L'anno scorso abbiamo preso 90mila persone. Ora non abbiamo detto che per questo non prenderemo nessuno quest'anno. Abbiamo detto che ne prendiamo oltre 37mila, il resto spetta agli altri".
Anche la Slovenia ha fatto sapere che adotterà misure similari, e lo stesso faranno Serbia e Macedonia. Tra gli effetti di questo scenario, il rischio di una crisi umanitaria, lungo la rotta, ma in particolare in Grecia. A questo scopo "il Consiglio europeo - si legge nelle conclusioni - ritiene necessario dotare ora l'Ue della capacità di fornire aiuti umanitari a livello interno, in cooperazione con organizzazioni come l'Unhcr, per sostenere i paesi che fanno fronte a un elevato numero di rifugiati e migranti".
"La piena e rapida attuazione del piano d'azione Ue-Turchia rimane una priorità al fine di contenere i flussi migratori e contrastare" i trafficanti, si legge nelle conclusioni sui migranti del vertice Ue. Ma il numero degli arrivi "in Grecia dalla Turchia continuano a essere troppo elevati". Occorre arrivare ad una "riduzione sostanziale e sostenibile" e per questo "si rendono necessari ulteriori sforzi decisivi - anche da parte della Turchia - per garantire l'efficace attuazione del piano d'azione". A questo scopo alla cena a porte chiuse dei leader Ue dedicata alla crisi dei profughi, si è deciso di convocare un vertice con Ankara a inizio marzo. La data è ancora da stabilire ma dovrebbe essere tra il 5 e il 7 marzo.
"Spero che l'incontro con la Turchia avrà luogo il prima possibile" in quanto è "fondamentale per trovare una soluzione" alla crisi dei migranti. Così il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz al suo arrivo alla seconda giornata del vertice Ue dedicato alla 'Brexit'. "Per arrivare a una soluzione c'è bisogno della piena applicazione del pacchetto di misure" del Piano Ue-Turchia e di garantire "soprattutto la protezione delle frontiere esterne" dell'Europa, ha sottolineato. Per questo, ha concluso Schulz, "dobbiamo fissare la data" con Ankara "al più presto, è il modo migliore per risolvere questo conflitto" sui rifugiati.
Intanto da Budapest arriva il messaggio che la minaccia del premier italiano Matteo Renzi di tagliare i fondi europei a quei Paesi, soprattutto dell'Est, che bloccano i ricollocamenti dei migranti rappresenta "un ricatto politico". Lo afferma il portavoce del governo ungherese di Viktor Orban, Zoltan Kovacc, citato dall'agenzia di stampa Tanjug. L'Ungheria, ha ribadito il portavoce commentando le parole di ieri di Renzi al Consiglio europeo a Bruxelles, si oppone al sistema di quote per la ridistribuzione dei profughi all'interno dell'Unione europea.
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