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Brexit: prove d'intesa, Ue cede ma non convince Londra

Brexit: prove d'intesa, Ue cede ma non convince Londra

Cameron, novità sostanziali. Ma euroscettici chiedono molto di più

BRUXELLES, 02 febbraio 2016, 21:03

Redazione ANSA

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David Cameron © ANSA/AP

BRUXELLES - La Ue cede tutto quello che può per non spezzare il legame con Londra, ma rischia di non bastare. Quasi tre mesi dopo la lettera del 10 novembre in cui David Cameron precisava le richieste sui "quattro panieri" di riforme del rapporto tra Gran Bretagna ed Europa, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha pubblicato le proposte di compromesso inviate alle cancellerie per le ultime due settimane di negoziato in vista del vertice del 18 e 19 febbraio. In sostanza disegnano uno schema di Europa con un nucleo centrale che condivide l'Euro, circondato da paesi con cui condivide il mercato unico.

 

Sono 26 pagine, tra testo principale e cinque dichiarazioni annesse, in cui la Ue abbandona il principio (fin qui 'sacro' in tutte le successive formulazioni dei Trattati) della "unione sempre più stretta" e mette nero su bianco che "la libertà di movimento dei lavoratori può avere dei limiti". Ma quelle che Tusk presenta parafrasando addirittura l'Amleto ("Stare insieme o non stare insieme, questo il dilemma..."), che viste da Bruxelles sembrano grandi concessioni e che Cameron prigioniero della sua stessa scommessa definisce come "cambiamenti sostanziali" pur precisando che ci sono ancora "cose importanti su cui lavorare", non convincono Londra.

 

Dall'ala euroscettica del Partito Conservatore, il popolare sindaco Boris Johnson dice che il premier deve puntare ad ottenere "molto, molto di più". E il leader dell'Ukip, il Nigel Farage che spinse Cameron a lanciare l'idea del referendum, bolla la proposta come "ridicola" e "patetica". Eppure, nel frenetico negoziato per aiutare Cameron a non essere travolto dal 'no' all'Europa, Tusk si è spinto fino ai limiti del possibile. Tanto che l'eurodeputato 'dem' Nicola Danti, amico personale e 'antenna' di Matteo Renzi al Parlaemnto europeo, osserva che le proposte "rischiano di avere conseguenze ancora più pericolose" della Brexit e di "far regredire l'intera costruzuione europea", aggiungendo che se va "fatto di tutto" per evitare l'uscita del Regno Unito, "la Ue non deve ingranare la retromarcia".

 

Nel pacchetto di Tusk - fra tecnicismi da addetti ai lavori - c'è l'assicurazione che la Gran Bretagna non sarà mai coinvolta nel processo "di sempre maggiore integrazione europea", non dovrà mai contribuire a salvataggi di paesi dell'Eurozona e non sarà costretta a subire (ma neppure avrà diritto di veto) norme di governance economico-finanziaria della zona euro. Poi ecco la concessione di poter attivare in circostanze eccezionali (da definire in dettaglio e previo assenso a maggioranza del Consiglio), un 'freno d'emergenza' che permetta di limitare - gradualmente nell'arco di 4 anni - l'accesso dei lavoratori non britannici al generoso sistema di welfare Gb. Una concessione peraltro accompagnata da una dichiarazione preventiva della Commissione, seconda la quale "ci sono già oggi" le condizioni eccezionali che permettono di attivare il meccanismo.

 

Poi c'è la garanzia che la Ue si impegnerà a tagliare il carico burocratico per le imprese, nonché la creazione di un "cartellino rosso" che permetterà ai parlamenti nazionali che rappresentano più del 55% dei voti al Consiglio europeo di bloccare le iniziative legislative europee. Basterà a convincere gli elettori a votare 'sì' all'Europa nel referendum? "Certamente Cameron ha la capacità di spiegare cosa c'è di buono" dice un alto funzionario europeo, sottolineando che "la bozza non sarebbe stata presentata se Londra non fosse stata d'accordo su tutto". Tutto da verificare quanti lo siano tra i 28, con Polonia e Ungheria già sul piede di guerra per i limiti al welfare. Non meno di quanto siano già pronti alla bocciatura gli euroscettici britannici.

 

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