BRUXELLES - La crisi dei migranti non finirà domani e "sappiamo che i costi sono già enormi, miliardi in tutta l'Unione europea, quindi serviranno aiuti finanziari flessibili e a lungo termine". A sollevare l'emergenza per città e regioni europee "in prima linea nella crisi" è Markku Markkula, presidente del Comitato delle Regioni Ue, in un'intervista all'ANSA alla vigilia degli Open Days, la settimana europea dedicata a regioni e città, che il 13 ottobre vedrà un dibattito sul dossier migranti con il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini. "Dobbiamo trovare case, scuole per i loro bambini e fornire assistenza sanitaria" racconta Markkula, ricordando che questi servizi "vengono forniti a livello locale e in gran parte finanziati dai nostri bilanci". "In altre parole - spiega il presidente del Comitato delle Regioni Ue - ogni giorno ci confrontiamo con questa crisi e ogni giorno dobbiamo trovare delle risposte: il successo della reazione dell'Unione europea dipende dai governi locali, quindi è semplicemente impossibile e scorretto lasciare da sole regioni e città alle prese con un problema di tale portata". Il conflitto in Siria ha creato milioni di profughi e non si sa quanti ancora cercheranno di raggiungere il Vecchio Continente.
I Paesi dell'Unione si sono divisi nel cercare soluzioni e i vari punti di vista si sono riproposti anche nell'ambito del Comitato delle Regioni. "Io però sono più colpito da quanto unisca i nostri membri rispetto a quanto li divida, perché le loro conclusioni sono simili, affrontando problemi comuni e molto pratici" spiega Markkula. Si parla di "una crisi a lungo termine con radici a livello internazionale - aggiunge il presidente del Comitato delle Regioni Ue - e vediamo conseguenze in ogni Paese, quindi vogliamo politiche di lungo termine che affrontino le dimensioni diplomatica, politica, umanitaria, economica e finanziaria della crisi". Il Comitato delle Regioni Ue ritiene che la sfida vada affrontata su tre livelli.
"Il primo - spiega Markkula - è quello di occuparsi dei flussi di migranti all'interno dei nostri confini e questo richiede fondi extra e un quadro chiaro per la redistribuzione: città e regioni hanno bisogno di sostegno e di chiarezza". Il secondo livello riguarda aiuti umanitari adeguati nei campi profughi al di fuori dell'Ue e il terzo le radici della crisi. "Accogliamo con favore il trust fund da 1,8 miliardi di euro predisposto per le crisi in Africa e gli aiuti alle comunità locali, - dice il presidente del Comitato delle Regioni Ue - ma l'Unione europea deve fare di più per porre fine ai conflitti e stabilizzare i nostri vicini". Il Comitato delle Regioni fa la sua parte: "Diamo il nostro contributo, creando piattaforme per la diplomazia fra regioni, nell'area del Mediterraneo e dei partner orientali". La strada da percorrere per una vera diplomazia europea però si prospetta ancora lunga.
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